Libia. Erdogan, rischio terrorismo. Salamé (Onu): stop armi ai combattenti

Agenpress – Il presidente turco Rece Tayyip Erdogan alla vigilia della conferenza di Berlino sulla Libia ha messo in guardia la comunità internazionale che se il “governo legittimo” di Tripoli, guidato da Fayez al Sarraj, dovesse cadere c’è il rischio di “creare terreno fertile per il terrorismo”. In un articolo pubblicato su Politico, Erdogan ha sottolineato che “l’Europa dovrà affrontare una serie di nuovi problemi e minacce nel caso il governo legittimo della Libia dovesse fallire”.

“Organizzazioni terroristiche come l’Isis o Al Qaida che sono state sconfitte in Siria ed Iraq – scrive il presidente turco  -troveranno terreno fertile per rimettersi in piedi”. Erdogan ha annunciato che i militari turchi addestreranno le truppe libiche.

“Dovete smetterla di fornire armi ai combattenti in Libia. Basta mercenari, basta volontari di non so quale ideologia, miliziani di non so quale gruppo. Vadano fuori dalla Libia. Basta infiammare l’incendio perché l’incendio ci colpirà tutti. Questo gioco pericoloso deve finire”.

Sono le parole pronunciate da Ghassan Salamé, inviato speciale Onu per la Libia, in un’intervista a Repubblica alla vigilia della conferenza di Berlino. Un appuntamento, ha sottolineato, che riunirà “un gruppo di Stati, di attori esterni alla Libia, anche quelli che interferiscono, per verificare se fra loro ci sarà un accordo per fermare queste interferenze”.  Parallelamente al processo portato avanti nella capitale tedesca con gli attori esterni, ai quali si chiederà “in maniera definitiva di cessare le interferenze negative e spingere per un processo di stabilizzazione”, si lavora internamente anche sui libici per farli dialogare.

“Ci sono tre processi già pronti”, ha riferito Salamé, indicando quello economico “già partito”, il percorso della sicurezza, che deve lavorare per trasformare la tregua “in un vero cessate il fuoco”, e poi il processo politico. Quest’ultimo riprenderà “a Ginevra, già a gennaio, subito dopo Berlino”, ha assicurato l’inviato Onu.      Quanto all’impegno dell’Italia, Salamé ha notato come il governo “in questi mesi abbia aiutato perché non ha interferito negativamente”. “E bene ha fatto la vostra ambasciata a rimanere attiva e a dare sostegno alla nostra missione”, ha aggiunto, sottolineando rispetto alla questione migranti, che “non si risolve il problema se non si avvia la stabilizzazione della Libia”.

 

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