Agenpress. L’Associazione magistrati della Corte dei conti manifesta la propria ferma e convinta contrarietà in ordine ai contenuti delle proposte emendative presentate nel corso dei lavori parlamentari per la conversione in legge del c.d. decreto Milleproroghe, tese, per l’ennesima volta, non solo a modificare in maniera estemporanea e superficiale le norme che ne regolano le funzioni ma, altresì, a snaturarne la stessa organizzazione.
Viene, infatti, proposto il reclutamento nei ruoli della magistratura contabile di ben venticinque unità indicate dalla Conferenza permanente delle Regioni e delle Provincie autonome, in assenza non solo di qualsiasi procedura concorsuale ma, addirittura, senza che siano richiesti particolari titoli di studio ovvero requisiti professionali.
Si tratta di una forma di reclutamento non solo inedita – nelle modalità proposte- ma che appare assolutamente inopportuna e sospetta di incostituzionalità e che assumerebbe, qualora applicata ad una magistratura fortemente specializzata e con un ridotto organico, com’è per l’appunto la Corte dei conti, una valenza deflagrante, con conseguente lesione del diritto dei cittadini a vedere affidata la tutela delle risorse pubbliche ad un giudice pienamente terzo ed indipendente.
L’Associazione dei magistrati, ancora una volta, manifesta con forza il proprio sconcerto e la propria ferma opposizione nei confronti dell’ennesimo tentativo di indebolire la propria autonomia ed indipendenza e si dichiara pronta a difendere tali valori di fronte a tutti coloro che, in qualunque sede, interna o esterna all’Istituto, vorranno aggredirli.
Gli ulteriori contenuti della proposta, in larga parte estranei all’oggetto del provvedimento in via di conversione, manifestano poi una superficiale conoscenza delle funzioni e delle competenze della Corte: viene introdotta una forma di controllo preventivo facoltativo, lasciando all’amministrazione controllata la scelta di sottoporsi o meno al vaglio di legittimità della Corte dei conti e viene prevista una centralizzazione della funzione consultiva, instaurando illegittimi rapporti gerarchici tra magistrati e ledendo il principio di continuità territoriale tra gli enti locali e le sezioni regionali della Corte, caratteristica che ha fino ad oggi consentito alle amministrazioni locali di porre in essere scelte sempre più improntate a criteri di efficienza, efficacia ed economicità, a garanzia esclusiva della legge e dei diritti dei cittadini.