Coronavirus. Prof. Andreoni (virologo). Soffrire ancora un po’ per ottenere un grande successo

Agenpress – “E’ sempre difficile prevedere il futuro, però i dati ci indicano che stiamo facendo la cosa giusta, mettendo in difficoltà il virus. La sensazione è che stiamo finalmente raggiungendo il famoso picco, che sta a indicare che inizierà la discesa, un periodo in cui ci saranno sempre meno infezioni, meno morti e più persone che guariscono. Dobbiamo continuare a soffrire ancora un po’, ma stiamo soffrendo per ottenere un grande successo”.

Così il Prof. Massimo Andreoni, virologo del Policlinico Tor Vergata e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive.

“I dati ci dicono che il Covid non sta cambiando, non si sta modificando in bene, quello che stiamo ottenendo è grazie a noi, non grazie a lui. Anzi, lui è pronto a colpire ancora altre persone e finchè avrà persone da colpire continuerà a girare tra di noi. Siamo noi che lo stiamo fermando. I virus hanno bisogno di persone da poter infettare, per passare da una persona all’altra, questo è l’unico modo che hanno per vivere.

Se noi interrompiamo troppo presto quello che stiamo facendo rischiamo di vanificare tutto. Stiamo vincendo la partita, ma non possiamo metterci in difesa, dobbiamo continuare a giocare all’attacco, altrimenti rischiamo di pareggiare e poi di perdere.

La guerra la stiamo vincendo, ma invito tutti alla prudenza, vanificare tutto il lavoro fatto per riprendere una vita normale 3-4 giorni prima sarebbe un grande errore”.

“In epidemiologia si ragiona spesso in modo logaritmico. Se c’è una persona infetta che continua a girare rischia di infettarne due, e quelle due rischiano di contagiarne 4. Dobbiamo avere un meccanismo talmente attento e pronto a catturare immediatamente i singoli infetti per isolarli immediatamente.

Non è necessario arrivare allo zero, ma a un punto in cui il sistema sia controllabile. Se arriviamo a un sistema ben controllato, come ha fatto la Cina, potremmo iniziare a riaprire un pochino le porte di casa, a ritornare a vivere con più tranquillità, ma facendo sempre grande attenzione”.

Sui test rapidi. “Anche noi a Tor Vergata stiamo iniziando a studiare questi test rapidi, che sono un vantaggio per tutti.

Noi oggi usiamo un tampone che ha un tempo di esecuzione che si avvicina alle 4 ore. Questi test rapidi danno risposte in 45 minuti, addirittura i nuovi anche in 15 minuti. In termini di gestione del problema è completamente diverso poter avere un test che in 15 minuti ti dà un risultato. Sono un enorme passo avanti in termini di controllo di malattia, speriamo che funzionino”.

Sui tempi di comparsa dei sintomi. “Questo è un virus che non segue una regola matematica per manifestarsi. Questo virus ci può mettere dai 2 ai 14 giorni. Nei primi 7 giorni manifestano la malattia il 60-70% delle eprsone. Se entro 14 giorni la malattia non si è manifestata, possiamo dire che al 99,9% la persona non è stata infettata dal virus. Certo, è un virus un po’ furbo perchè mettendoci così tanto tempo ci mette più in difficoltà”.

Sul centro Covid a Tor Vergata. “L’organizzazione non solo mi soddisfa, ma mi entusiasma. E’ una grande operazione, un ospedale con 200 posti letto per pazienti Covid, 40 posti letto di terapia intensiva. E’ stata un’impresa epica, eccezionale. Trovo forza ogni giorno vedendo i giovani medici e gli infermieri che sono un qualcosa di commovente. Stiamo dando una grande risposta alla città di Roma, stiamo ottenendo grandi plausi da parte di tutti quanti, questo mi riempie di gioia. L’afflusso dei pazienti non aumenta e questa è una buona notizia per tutti i romani e i cittadini della Regione Lazio”.

Sulla situazione in Spagna. “La Spagna sta commettendo l’errore che noi abbiamo commesso al nord per ignoranza, perchè ancora non lo conoscevamo. Se il centro e il sud Italia continuano a comportarsi in maniera intelligente questo non accadrà. La Spagna ha lasciato libero il virus di circolare per alcune settimane, se fosse stata più avveduta come la Germania che ha iniziato a fare i tamponi su tutte le persone non avrebbe permesso al virus di diffondersi in tutta la nazione. Ho assistito con grande pena personale alle nazioni che pensavano che fosse solo un problema italiano. Quello che era successo in Italia doveva rappresentare un esempio sfortunato che doveva dettare agli altri Paesi ciò che doveva essere fatto. Chi ha messo subito in atto i provvedimenti giusti ha una situazione completamente diversa”.

Sulla ripresa delle competizioni sportive. “Io sono un laziale convinto, quindi ho un conflitto d’interessi. Sto vivendo una stagione per me miracolosa a livello sportivo. Parlando seriamente, voglio ricordare a tutti il grave errore di far giocare l’Atalanta contro il Siviglia, una partita mostruosa che ha riacceso una quantità di focolai che si stavano spegnendo. Questo errore non si può commettere di nuovo. Oggi direi assolutamente no, non si può giocare. Se poi a maggio avremo delle indicazioni diverse allora si potrà decidere diversamente”.

 

 

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