Coronavirus, Scandurra: “Dal calcio verità nascoste su riapertura Italia”

Gli italiani costretti a ricevere dal mondo dello sport indizi per la reale ripresa della vita normale


Agepress. “Il mondo del calcio potrebbe svelare le verità nascoste sulla riapertura dell’Italia”. Lo rileva, nella sua opinione quotidiana rilasciata ad Agenpress, Maurizio Scandurra, giornalista e saggista cattolico.

Nel bailamme generale in cui anche il duo Borrelli-Conte fa fatica a far pace con cervello,  dichiarazioni e controdichiarazioni, una direzione plausibile verso la ripartenza la offre lo sport più amato”.

Perché, prosegue Scandurra, “viene logico domandarsi per quale motivo i grandi club miliardari siano riusciti non solo a ottenere spontaneamente, e senza alcun obbligo giuridico da parte dei calciatori, l’adesione dei propri campioni a un piano di ridimensionamento pesante degli ingaggi, con percentuali di decurtazione anche pari al 70% dei compensi. Ma, soprattutto, per quale motivo le voci di corridoio che affollano le cronache sportive ventilano con buona probabilità l’ipotesi ricorrente di disputare almeno le coppe europee tra i prossimi agosto e settembre”.

Naturale dunque supporre “che dietro tali previsioni possano sussistere già fondati elementi di pianificazione preesistenti che di certo non sfuggono a un occhio attento”, precisa Scandurra.

Che si chiede persino “per qual motivo il Governo si ostina ancora a tacere al Paese la reale entità delle proiezioni di cui è a conoscenza sin da inizio anno? Impedendo così di fatto anche al singolo cittadino, artigiano, commerciante, imprenditore, professionista o lavoratore di compiere scelte umane e professionali epocali e urgenti? Di potersi programmare e ritarare sulla scorta di dati reali svelati per intero, e non a spizzichi e bocconi, come fatto sinora?”.

Interrogativi leciti, cui ne seguono altri. “Basta davvero un solo mese e mezzo a sprofondare il sistema-Italia in recessione, a carte e quarantotto? O c’è sotto qualcosa di più grande e grave che a qualcuno conviene, al momento, tenere nascosto alla popolazione?

Mentre “a Palazzo Chigi, Camera e Senato inclusi, tutti hanno paragonato fin dall’avvento della prima isolata zona rossa in Lombardia il post Coronavirus al dopo Seconda Guerra Mondiale: dov’eravamo invece passati attraverso piaghe ben più copiose e marcate quali il ventennio fascista, le bombe nemiche, le vendette legate al sangue dei vinti”, sottolinea.

E, soprattutto, cinque lunghissimi anni di dramma. Qui parliamo invece di tre mesi al massimo di inattività consecutiva forzata e diffusa. Serve davvero così poco per polverizzare una nazione? E’ un’offesa inammissibile alla memoria di chi all’epoca ha perso vita, prospettive e futuro per costruire quel che resta dell’Italia di adesso”, conclude lapidario il giornalista.

 

 

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