Prezzi: la top ten dei prodotti piĆ¹ rincarati

Agenpress. L’Unione Nazionale Consumatori ha elaborato gli ultimi dati Istat per stilare la classifica dei prodotti piĆ¹ rincarati durante l’emergenza Covid. Purtroppo, come non era difficile immaginare, sono quei beni che sono stati maggiormente ricercati dai consumatori per affrontare nel migliore dei modi il lockdown e rafforzare le precauzioni igieniche, sia personali che relativamente alla propria abitazione.

A fronte di un’inflazione che nel mese di aprile ha registrato una variazione nulla su base tendenziale e dello 0,1% su base mensile, la farina ĆØ rincarata dell’1,5% in un solo mese, le patate, molto ricercate per la loro caratteristica di conservarsi piĆ¹ a lungo, si collocano in terza posizione con +3,7% (+5,7% su base annua), il pane confezionato, le cui vendite sono aumentate per non uscire tutti i giorni ad acquistare pane fresco, ĆØ in quinta posizione dell’1,7% (+3,8% su aprile 2019), detergenti e prodotti per la pulizia della casa in sesta posizione con +1,6% (+3,3% nei dodici mesi), uova in ottava posizione, con +1,3% (+3,1% annuo), latte conservato in nona posizione con +1,2% (+3,8% su anno), altri prodotti medicali come i disinfettanti in decima posizione, con +1%.

“Non ĆØ un caso se l’Antitrust ha avviato unā€™indagine preistruttoria sullā€™andamento dei prezzi dei generi alimentari di prima necessitĆ , detergenti e disinfettanti. Certo per questi prodotti si ĆØ registrato un aumento della domanda, ma questo non puĆ² spiegare incrementi dei prezzi cosƬ elevati, specie se si considera che si tratta di dati medi e che molti commercianti e supermercati hanno responsabilmente tenuto fermi i listini” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

“Alcuni consumatori ci hanno segnalato una novitĆ . Alcuni centri estetici e parrucchieri avrebbero introdotto un contributo extra, una sorta di tassa di solidarietĆ  per le varie spese aggiuntive, come quelle di sanificazione. Per ora si tratta di singoli casi isolati. Li invitiamo, comunque, a ripensarci spontaneamente. Ci sono, infatti, forti dubbi sulla legittimitĆ  di una tale pratica, anche nel caso la “sovrattassa” fosse segnalata in modo chiaro e trasparente, considerato che il consumatore deve pagare per il servizio reso, non dare contributi per le spese sostenute, salvo siano su base volontaria” conclude Dona.

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