Interris.it ha intervistato la dott.ssa Paola Valente dell’Unità Operativa Complessa di Oculistica del Bambino Gesù per parlare dello studio unico al mondo realizzato dall’Ospedale della Santa Sede
AgenPress. Il rischio di contagio di Covid-19 attraverso le lacrime dei bambini esiste ma è molto basso. Lo dimostra uno studio dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma (Opbg) pubblicato sulla rivista scientifica Journal of American Association for Pediatric Ophthalmology and Strabismus.
La ricerca è stata condotta tra marzo e aprile nei bambini ricoverati presso il Centro Covid di Palidoro, guidato dal dott. Andrea Campana primario del reparto di Pediatria Multispecialistica. Diverse le unità coinvolte nello studio chiamate a lavorare in sinergia: la UOC oculistica, il dipartimento accademico di pediatria (Dpuo), UO di unità di infezioni perinatali e malattie infettive congenite e il dipartimento di pediatria. Nello specifico, allo studio hanno lavorato: la dott.ssa Paola Valente; il dott. Giancalrlo Iarossi, il dott. Matteo Federici, il dott. Sergio Petroni, il dott. Paolo Palma, il dott. Nicola Cotugno, la dott.ssa Maria A. De Ioris, il già citato dott. Andrea Campana e il dott. Luca Buzzonetti, responsabile dell’UOC di oculistica del Bambino Gesù. Il lavoro rappresenta la prima pubblicazione internazionale in campo oftalmologico dedicata al Coronavirus in età pediatrica.
Lo studio
La possibilità che un bambino positivo al Covid-19 infetti un’altra persona, direttamente o indirettamente, attraverso le lacrime è particolarmente bassa. Lo studio dell’Ospedale della Santa Sede ha coinvolto 27 bambini, tutti positivi al tampone naso-faringeo. Di questi, solo 3 (pari all’11% del campione) presentavano tracce del virus nelle secrezioni oculari, rilevato tramite un tampone congiuntivale. Inoltre, rilevano i ricercatori, il virus sopravvive molto di più nelle cavità nasofaringee (naso e bocca) che nelle secrezioni oculari. Sempre in campo pediatrico, anche l’incidenza di patologie oculari potenzialmente legate alla presenza del coronavirus, come la congiuntivite, si è dimostrata molto bassa. Sui 27 bambini, infatti, solo 4 hanno sviluppato questa infezione e il decorso della malattia, come per il resto dei sintomi, è stato particolarmente benigno e rapido.
L’intervista
Lo studio ha ricadute pratiche nella vita quotidiana di moltissime famiglie italiane specialmente nella Fase 2, con l’avvio dei centri estivi, la riapertura delle piscine, le vacanze al mare etc. Per approfondire l’argomento, riportandolo alle necessità quotidiane di genitori e figli, In Terris ha intervistato la dott.ssa Paola Valente, appartenente all’Unità Operativa Complessa di Oculistica del Bambino Gesù.
Dott.ssa Valente, qual è il peso di questa nuova scoperta?
“Sicuramente è alto perché è il primo studio internazionale effettuato in ambito pediatrico sulla trasmissione del Covid-19 attraverso le secrezioni oculari. E’ inoltre il frutto di un lavoro di squadra tra i reparti di oculistica e di pediatria che si occupa di casi Covid-19 dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Ci tengo a ringraziare i colleghi e collaboratori per il duro lavoro svolto in questi mesi coi bambini malati e le loro famiglie. Un lavoro, lo sottolineo, non ancora concluso: nel reparto Covid di Palidoro ci sono ancora due bambini ricoverati, fortunatamente non gravi”.
Qual è la ricaduta di questa scoperta nella vita quotidiana, specie per i genitori con figli in età pediatrica?
“La scoperta è utile perché conferma i dati sistemici secondo i quali l’infezione da Covid-19 ha nei bambini un decorso più mite – sia dal punto di vista sistemico sia oculare – rispetto a quello degli adulti. Ciò significa che anche negli occhi la sintomatologia dei bambini risulta più blanda – e spesso del tutto assente – rispetto agli adulti”.
Perché il Covid-19 ha un effetto più blando nei bambini rispetto agli adulti?
“Questo è un virus che conosciamo ancora poco. In via ipotetica, è probabile che questo dipenda dal diverso sistema immunitario dei bambini rispetto a quello degli adulti. Ma non si hanno ancora conferme ufficiali: sono necessari studi ulteriori. Il nostro studio oftalmico rappresenta un importante pezzo in più nel grande puzzle della comprensione del virus la cui conoscenza, nella sua totalità, è però ancora lontana”.
Sono stati fatti studi sulla trasmissione del virus attraverso le lacrime negli adulti?
“Sì, in merito agli adulti ci sono almeno quattro studi fatti in Cina. Secondo quei risultati, le manifestazioni oculari possono essere sia miti sia importanti, a differenza dei nostri risultati riscontrati sui bambini le cui manifestazioni oculari sono state – lo ripeto – tutte miti o assenti”.
Come avete svolto i test?
“Oltre al tampone oro-faringeo, abbiamo fatto a tutti bambini (ventisette) anche il tampone oculare. Abbiamo visto che nel nostro campione solo l’11% del totale dei bambini aveva il virus nelle lacrime e nelle secrezioni oculari dell’occhio. Ciò significa – ed è questo che rende questo studio importante – che c’è una porzione di popolazione infetta che può trasmettere il virus anche attraverso le secrezioni oculari e non solo attraverso naso-bocca-mani”.
Quali sintomi manifestano i bimbi che presentano tracce del virus nelle secrezioni oculari?
“La maggior parte dei bambini è asintomatica o ha una leggera infiammazione, la congiuntivite. Nella sezione di Palidoro del Bambin Gesù, che si sta occupando in questi mesi dei bambini con il Covid-19 , sui 27 casi esaminati solo 4 bambini presentavano una blanda congiuntivite. Di questi 4, solo uno era positivo al tampone oculare. La maggioranza dei casi è dunque asintomatica o quasi”.
Sono stati riaperti i centri estivi; è possibile andare a fare il bagno in piscina o al mare. Il Covid-19 si può trasmettere attraverso l’acqua clorata della piscina o quella salata del mare?
“Ancora purtroppo non sappiamo se il Covid sopravvive in acqua. Il veicolo principale restano comunque le mani: se una persona malata si tocca gli occhi e poi tocca un’altra persona la possibilità di contagio esiste, sebbene sia molto più bassa di quella che si avrebbe starnutendo, vale a dire attraverso il canale orofaringeo. Se poi il virus riesca a passare anche attraverso un altro mezzo come l’acqua, non lo sappiamo ancora; è necessario fare ulteriori studi”.