Agenpress – Alexei Navalny presenta “tracce di avvelenamento”. Lo riferisce l’ospedale Charité di Berlino dove l’oppositore russo è ricoverato dopo i test clinici effettuati sul paziente.
I medici non escludono “effetti a lungo termine” sulla sua salute dovuti al veleno riscontrato. Per il personale sanitario sono possibili danni al sistema nervoso.
La sostanza che lo ha intossicato è un inibitore della colinesterasi. In pratica una potente neurotossina. Quale, nello specifico, i dottori ancora “non lo sanno” e dunque hanno iniziato “un nuovo set di analisi”. Nel mentre l’oppositore russo è stato sottoposto a un trattamento di “atropina”. Ovvero l’antidoto standard usato in questi casi. Le anticolinesterasi possono assumere molte sembianze. Come farmaci anestetici o nel trattamento dell’Alzheimer. Oppure si possono trovare nei disinfestanti. Ma non solo. Molti inibitori sono prodotti da alcuni serpenti velenosi. Data la loro efficacia, sono anche alla base di diversi gas nervini, come il Sarin.
Navalny ha 44 anni. Oltre a essere il più importante e noto oppositore politico di Putin, è considerato anche un proficuo giornalista investigativo, grazie alla pubblicazione di articoli e inchieste su scandali di corruzione. A causa della sua attività politica e del suo lavoro da giornalista, nel corso degli anni è stato più volte arrestato e incarcerato, spesso con pretesti e per ragioni politiche. Nel 2017 un attivista filo-Putin lo attaccò con una sostanza chimica, lasciandolo parzialmente cieco da un occhio. Nel luglio 2019 subì un presunto tentativo di avvelenamento mentre era in carcere per scontare una pena a 30 giorni di reclusione per aver organizzato una manifestazione non autorizzata.