AgenPress – E’ come montagna avesse partorito un topolino: su 196 miliardi di euro del Recovery Fund, solo 9 sono andati alla sanità. E questo in piena pandemia. Quando abbiamo bisogno di ospedali moderni, di assumere personale, di formare nuovi specialisti e medici di medicina generale. Di colmare i vuoti, frutto dei tagli lineari del passato, e le disuguaglianze di salute che ancora, e ora più che mai, affliggono il nostro Paese. Condividiamo le apprensioni del Ministro Speranza e, come classe medica, siamo sbigottiti”.
Non usa mezzi termini il Presidente della FNOMCeO, la Federazione degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, che si fa portavoce delle preoccupazioni delle diverse componenti della Professione, che ha ascoltato in questi giorni, sulla ripartizione dei fondi contenuta nella bozza del Recovery Plan italiano. Un piano nel quale meno del 5% delle risorse totali sono destinate alla sanità.
Anelli, oggi, nel giorno in cui salgono a 255 i medici vittima del Covid, 76 nella seconda ondata, ha dunque preso carta e penna e scritto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per esprimere “sconcerto se non delusione di fronte a una disponibilità dei fondi europei dedicati alla sanità, ben al di sotto delle aspettative e delle previsioni a oggi formulate, laddove l’emergenza sanitaria che continuiamo a vivere con il suo tragico portato di vittime e di dolore, che ha travolto la nostra comunità sociale e mi consenta anche professionale, con esempi di dedizione fino alle estreme conseguenze dei nostri colleghi, avrebbe richiesto una attenzione particolare e un impegno di ben altro rilievo”.
“Se l’articolo 32 della Carta Costituzionale deve mantenere la sua essenza e la ratio sulla base del quale fu scritto, sarà necessario un incremento delle risorse, al momento, riservate alla sanità – argomenta nella lettera-. Se si chiede ai medici e agli odontoiatri italiani di impegnarsi in un’opera professionale che spesso è gravata da carenze strumentali, programmatorie, operative, se la Professione deve affrontare sfide quotidiane che l’emergenza sanitaria sta rendendo sempre più difficili da vincere, è il momento di fare scelte coraggiose che guardino realmente al futuro, che sblocchino situazioni cristallizzate da decenni quale è ad esempio il problema “dell’imbuto formativo” che non consente a migliaia di giovani colleghi di completare il proprio percorso formativo accedendo alla Professione, proprio in un momento in cui maggiore è la necessità di competenze specifiche mediche. Solo così sarà possibile creare quell’impianto strutturale solido, innovativo e congruente con gli obiettivi generali di un Piano che vuole dirsi realmente di Rilancio”.
Anelli ribadisce poi in maniera ufficiale la proposta già anticipata ieri dal Comitato Centrale di un fondo dedicato a colmare il divario di assistenza sanitaria tra le diverse zone del Paese.
“Il tema della disuguaglianza sanitaria ci sta particolarmente a cuore nella convinzione che solo in una condizione di omogeneità assistenziale si butteranno le basi per la costruzione di Paese nuovo – esplicita -. Ben venga l’innovazione digitale, l’attenzione all’ambiente che come medici perseguiamo da sempre ma la coesione sociale, quella territoriale, la parità sono obiettivi del Piano di Rilancio che impattano pesantemente sul sistema sanitario e che con lo stesso dovranno procedere in piena coerenza”.
“L’attuale ripartizione dei fondi europei non segue quel criterio chiesto per la sanità ovvero superare il divario che nel tempo si è stratificato nel Paese. È questo il momento di farlo, a nostro avviso ed è questo che Le chiediamo come medici e odontoiatri a nome dei nostri pazienti – conclude Anelli -. Siamo consapevoli delle difficoltà del momento ma quali Professionisti in prima linea, di un Paese in sofferenza sanitaria, ci auguriamo vivamente che la nostra istanza venga accolta con l’attenzione che merita”.