AgenPress. Vietti, iniziamo dalla ricorrenza. Lei è Presidente di Finlombarda, che domani compie cinquanta anni. Un anniversario importante, che capita in uno dei momenti più drammatici della storia repubblicana…
Finlombarda è lo strumento finanziario della Regione Lombardia ed è, conseguentemente, la più importante finanziaria regionale d’Italia. Noi siamo una via di mezzo fra un’articolazione della Regione e un’entità finanziaria autonoma, soggetta alla vigilanza della Banca d’Italia. Il nostro scopo è, in prima istanza, quello di veicolare sul territorio della Regione risorse destinate alle piccole e medie imprese. Noi utilizziamo oltre ai fondi propri della nostra finanziaria, quelli della Regione Lombardia e dell’Europa. L’anniversario dei cinquanta anni cade in un momento particolare: quello della pandemia e della conseguente gravissima crisi economica. Una situazione di estrema difficoltà che, al contempo, rappresenta per tutti noi un’opportunità unica per mettere in risalto le potenzialità di Finlombarda. Nel momento in cui tutte le imprese, non solo lombarde, si trovano in debito di ossigeno, è fondamentale sostenerle finanziariamente, traghettandole verso l’uscita dal guado di una crisi economica e produttiva, senza precedenti nell’Italia repubblicana. La ricorrenza coincide con un’altra opportunità, che è al momento ancora dietro l’angolo: il Recovery Fund, che trasferirà dall’Europa all’Italia un’ingente massa di denaro. Duecentomila e rotti miliardi, che per arrivare a destinazione, avranno necessariamente bisogno di una rete di canali territoriali. Finlombarda e le altre finanziarie regionali si candidano a questo ruolo fondamentale e insostituibile.
Vietti, lei è stato Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura. A me sembra che la Magistratura viva una crisi di identità e di popolarità, come non accadeva da anni…
E’ indubbio che le vicende che hanno scosso il Consiglio Superiore, i suoi componenti ed i suoi ex componenti, abbiano ulteriormente messo in crisi l’attendibilità e la credibilità della magistratura. Ovviamente, non si può e non si deve generalizzare. La maggior parte dei nostri magistrati sono persone serie, che svolgono con impegno e professionalità il loro lavoro. I recenti scandali, uniti ad altri verificatisi nel passato, avrebbero, però, dovuto portare a qualche iniziativa riformatrice. Purtroppo, invece, a parte qualche dichiarazione roboante a caldo, a due anni di distanza di proposte di riforma non ne ho viste neanche una. Le distorsioni sulla legge elettorale dei togati al Consiglio Superiore, sul funzionamento stesso del Consiglio e sul sistema disciplinare, sono rimaste immutate e non c’è purtroppo nessuna revisione in vista. Se non mettiamo mano a questi nodi critici, ci ritroveremo fra qualche tempo di fronte a un ennesimo scandalo e non potremo, a quel punto, neppure lamentarci. Se la politica non fa il suo dovere prendendosi le proprie responsabilità, e non interviene a rettificare quello che si è visto e capito che non funziona, non hai, poi, il diritto di lamentarsi.
Lei ha militato nell’Udc, ha fatto attivamente politica. Come le appare, visto da fuori, il panorama politico italiano? La crisi è irreversibile? Che cosa accadrà, da qui a pochi giorni?
Le crisi di governo ci sono sempre state. La cosa più importante è gestirle per uscirne il più rapidamente possibile con un esecutivo più solido. Io non giudico quello che ha fatto Matteo Renzi. Si può discutere sulla tempestività della sua iniziativa, ma che il Governo avesse delle carenze e che fosse necessario un cambio di passo per affrontare una situazione tanto delicata e difficile, mi pare fuori discussione. Il Presidente della Repubblica non ha bisogno di consigli e prenderà le decisioni più giuste. A me sembra che la rincorsa affannosa a cercare qualche voto aggiuntivo in Parlamento non stia dando grandi risultati. La via maestra, a questo punto, probabilmente sono le dimissioni di Giuseppe Conte, che può comunque aspirare ad un reincarico.
Un reincarico per cercare di mettere insieme una maggioranza diversa?
Magari non diversa, ma più ampia. Vedo segnali di disponibilità da parte di forze responsabili. Penso che il momento esiga un grande sforzo corale di responsabilità e di solidarietà fra tutte le forze politiche.
Pensa a Forza Italia?
Penso a un’alleanza europeista, a quella alleanza, che è stata chiamata Ursula, per evocare la maggioranza che elesse la von der Leyen alla Presidenza della Commissione europea. Una maggioranza, che potrebbe consentire di affrontare con maggiore stabilità e determinazione le emergenze che abbiamo di fronte.
Che cosa l’ha più indignata in questi mesi, segnati da una pandemia devastante?
Io cerco di non fare mai demagogia populista. Ce n’è già troppa in giro. Forse, sono non indignato, ma deluso per la scarsa professionalità di tante persone che ricoprono ruoli di responsabilità in base ad un andazzo diffuso e riprovevole, per cui chiunque può essere chiamato a qualsiasi incarico, indipendentemente dalla proprie competenze e dalla propria esperienza. Mi auguro che si torni al merito e alla professionalità. Ce n’è, più che mai, tanto e urgente bisogno. Nella vita civile e nella vita politica.