Fassina. Un “governo del presidente” delegittima la classe politica. Si può votare a settembre

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AgenPress – “Elezioni a settembre. Il mandato del Presidente Mattarella scade il 2 Febbraio 2022. Può sciogliere le Camere fino al 2 Agosto e indire elezioni generali per fine Settembre. È un calendario possibile e coerente con la necessità, attraverso un governo autorevole, di affrontare le fondamentali scadenze davanti a noi”.
Così Stefano Fassina in un lungo post su Facebook.
“Un “Governo del Presidente” oltre tale limite implicherebbe la rassegnazione della classe dirigente politica non soltanto alla sua totale e irreversibile delegittimazione, ma alla delegittimazione della politica e all’ulteriore impoverimento della democrazia costituzionale. La parte seria della classe dirigente politica non può rassegnarsi a tale umiliazione: si auto-condannerebbe e condannerebbe la politica a una permanente funzione ancillare e al dominio degli interessi più forti. Senza la garanzia di elezioni a Settembre, impossibile il voto di fiducia al Governo Draghi.
Vi sono scadenze immediate in agenda. Le ha ricordate il Presidente Mattarella: dal Decreto “Ristori 5” al completamento della campagna di vaccinazione; dall’approvazione definitiva del PNRR alla preparazione della Presidenza del G20. Sono scadenze fondamentali. Si debbono raggiungere nei prossimi mesi. Possono essere affrontate da un autorevole governo del Presidente, sostenuto da una larga base parlamentare. È un Piano coerente con lo scioglimento delle Camere a fine luglio e elezioni a fine settembre.
Italia Viva, con il comportamento degli ultimi mesi e in particolare delle ultime settimane e delle ultime ore, è riuscita a raggiungere l’obiettivo di completare la delegittimazione della politica, non soltanto della attuale classe dirigente politica. Come abbiamo ripetuto tante volte, per il Governo Conte erano necessarie correzioni di rotta. Si sarebbero potute realizzare, in larga misura erano state assentite e in parte attuate. Ma il fine era un altro, dietro la patetica insistenza sui programmi e sulle idee e il ridicolo ritornello del disinteresse per le poltrone: conquistare la poll position per la corsa elettorale alla guida della macchina degli interessi più forti, in un rassemblement con il Pd, FI e centristi vari, dopo aver rotto l’asse M5S-Pd-LeU. IV ha interpretato bene il desiderio di restaurazione espresso con sempre maggiore insofferenza da larga parte dell’establishment. Così, si arriva alla proposta del Presidente della Repubblica di “un governo di alto profilo”, esito del fallimento della classe dirigente politica.
Siamo in un passaggio drammatico dove si intrecciano in un circolo vizioso emergenza sanitaria, emergenza economica e sociale e, da ieri in modo compiuto, emergenza democratica. Agli interventi di soccorso vanno associati interventi di costruzione del futuro. È un compito politico da definire attraverso un inagirabile mandato democratico. I tecnici non esistono. Ancor di meno esistono i “governi tecnici”.
L’interesse nazionale è sempre declinato a partire da una visione e da interessi particolari. Ogni scelta di governo è politica: impatta in modo differenziato su interessi economici e sociali ed è offensivo per l’intelligenza di ciascuno tentare di nasconderla dietro la retorica ecumenica del “futuro dei nostri figli” o dell’interesse dell’Italia”.
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