AgenPress. Si apre oggi a Cassino (provincia di Frosinone) davanti alla Corte d’Assise, il processo per l’omicidio di Serena Mollicone e l’istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi.
Alla sbarra con l’accusa di concorso in omicidio: l’ex maresciallo dei Carabinieri Franco Mottola (all’epoca dei fatti comandante della caserma di Arce), sua moglie Anna Maria, il figlio Marco, il maresciallo Vincenzo Quatrale (accusato anche di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi).
Accusato di favoreggiamento invece il carabiniere Francesco Suprano. La 18enne Serena Mollicone scomparve l’1 giugno del 2001 e venne poi ritrovata morta due giorni dopo in un boschetto nei pressi di Arce.
Alla vigilia del processo che si terrà ovviamente a porte chiuse a causa dell’emergenza Covid, la vicenda è stata approfondita a “Crimini e Criminologia” su Cusano Italia TV. Tra gli altri è intervenuta Maria Tuzi, la figlia del brigadiere Santino Tuzi. Intervistata da Fabio Camillacci, Maria Tuzi ha affermato: “Il 19 marzo è la festa del papà e il fatto che questo atteso processo cominci proprio in questa giornata a mio avviso è un segno del destino visto che in questa vicenda sono coinvolti due padri: il mio Santino Tuzi e Guglielmo Mollicone, il papà di Serena, il quale dopo aver lottato tanto per conoscere la verità sulla morte della propria figlia, purtroppo è venuto a mancare nel maggio dell’anno scorso.
Quindi nel giorno della festa del papà, il pensiero e l’omaggio va a loro due. Intanto, mi sento di rinnovare il mio appello: chi sa la verità parli. Perché leggendo le carte dell’inchiesta abbiamo potuto notare che ci sono diverse persone che sanno come andarono le cose, sia per Serena che per mio padre. Posso rivelare che queste persone più volte ci hanno confermato che sanno ma che hanno paura di parlare.
Mi rivolgo a loro ancora una volta invitandole a non avere paura perché sia Serena che mio padre devono avere giustizia. E solo con le loro parole, le loro testimonianze possiamo arrivare a questa giustizia, a questa verità che aspettiamo da tanto tempo. Se effettivamente sono nostri amici come hanno sempre detto di essere, io chiedo di nuovo di testimoniare al processo e di dire quello che sanno.
Perché in questo modo darebbero una conferma alle indagini che sono state fatte e che hanno portato a questo processo atteso per 20 lunghi anni; in questo modo arriveremo prima alla verità sull’omicidio di Serena Mollicone e sulla morte di mio padre. Io e la famiglia Mollicone abbiamo ancora grande fiducia nella giustizia e speriamo di non restare delusi. Ma ripeto ancora: chi sa la verità parli!”.