AgenPress – La Cctv, la tv di Stato cinese, ha invitato al boicottaggio contro H&M, mentre Pechino si avvia all’escalation che prende di mira altri marchi di abbigliamento e calzature stranieri dopo le sanzioni decise lunedì da Usa, Ue, Gb e Canada contro i funzionari cinesi accusati di violazioni dei diritti umani nello Xinjiang, a danno di uiguri e altre minoranze musulmane.
Il Global Times ha anche criticato le dichiarazioni di Burberry, Adidas, Nike, New Balance e Zara sullo Xinjiang già due anni fa. “Per le imprese che toccano la linea di fondo del nostro Paese, la risposta è molto chiara: non comprare!”, ha scritto la Cctv sui social media.
La dichiarazione di H&M incriminata è dello scorso anno e citava la decisione di Better Cotton Initiative, un gruppo industriale che promuove gli standard ambientali e di qualità del lavoro, di interrompere la concessione di licenze per il cotone dello Xinjiang perché era “sempre più difficile” risalire a come veniva prodotto. I netizen hanno preso di mira anche altri marchi dell’abbigliamento, come la nipponica Uniqlo e l’americana Gap, come possibili autori di attacchi alla regione cinese del nordovest e alla sua produzione di cotone.
Secondo ricercatori e governi stranieri, più di 1 milione di persone nello Xinjiang, la gran parte appartenenti a gruppi etnici musulmani, sono state confinate nei campi di lavoro che, secondo Pechino, sono uno strumento di promozione dello sviluppo economico e sociale, e di lotta a estremismo e radicalismo.
I cinesi hanno “il diritto di esprimere i propri sentimenti. Non accettano che le società straniere da un lato guadagnino denaro da loro e dall’altro diffamino la Cina. Rifiutare il cotone dello Xinjiang, tra i migliori al mondo, è una perdita per i marchi”, ha commentato la portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying. “La cosiddetta esistenza del lavoro forzato nella regione dello Xinjiang è totalmente fasulla”, ;;ha affermato Gao Feng, portavoce del ministero del Commercio, che, nel corso della conferenza stampa settimanale, ha invitato le società straniere a “correggere le pratiche sbagliate” e a evitare di politicizzare le questioni commerciali, aggiungendo che “l’impeccabile cotone dello Xinjiang non consente alle forze di screditarlo e di contaminarlo”.