AgenPet – La carne degli animali allevati in Cina per le loro pellicce viene venduta illegalmente ai ristoranti locali, per il consumo umano da parte di ignari commensali. è una rivelazione agghiacciante quella contenuta in una recente inchiesta condotta da Humane Society International in diversi allevamenti di animali da pelliccia in Cina, che desta grande preoccupazione dal punto di vista della salute, mentre ancora si indaga sul salto di specie che ha dato origine alla pandemia.
E non è l’unica, purtroppo. L’investigazione, condotta in 13 allevamenti di animali da pelliccia tra novembre e dicembre 2020, rivela violazioni di molte delle norme cinesi sul benessere animale, l’allevamento, la macellazione e la sorveglianza epidemiologica.
Nonostante l’indagine di HSI abbia avuto luogo proprio durante la pandemia di Covid-19, nessuno degli allevamenti ha seguito le misure minime di biosicurezza. Contrariamente a quanto stabilito dai regolamenti cinesi, mancavano stazioni di disinfezione all’entrata e all’uscita e i visitatori erano autorizzati ad andare e venire, senza che fosse loro richiesto di osservare alcuna precauzione. La mancanza di rispetto delle misure di sicurezza è estremamente preoccupante. HSI ha fornito le prove raccolte alle autorità cinesi, sia a Pechino sia a Londra.
In un altro allevamento, le immagini mostrano cani procione sottoposti a elettrocuzione eseguita approssimativamente. Secondo gli esperti, questo avrebbe causato la paralisi degli animali che erano ancora pienamente coscienti, mentre sperimentavano una morte lenta e agonizzante per arresto cardiaco. I filmati presentano anche file di volpi ingabbiate che manifestano i classici comportamenti stereotipati e i sintomi da stress ed esaurimento, dovuti alla privazione di stimoli ambientali.
Prove video inquietanti, contenenti immagini di estrema sofferenza.
“Oltre alla sofferenza, l’investigazione di HSI negli allevamenti cinesi, rivela una quasi totale mancanza di misure per il controllo epidemiologico. Questo è estremamente preoccupante, considerando che visoni, cani procione e volpi sono suscettibili ai coronavirus. L’Italia importa miliardi di euro in pellicce dalla Cina e da molti altri paesi e non c’è assolutamente nulla che impedisca di vendere ai clienti italiani pellicce provenienti da allevamenti come quelli che abbiamo filmato. Sempre più marchi di moda e stilisti italiani di fama internazionale come Armani, Gucci, Prada, Miu Miu e Versace hanno adottato politiche fur-free. Chiediamo ai consumatori di avere a cuore gli animali, facendo scelte informate a favore di alternative fur-free che non prevedono l’uccisione di esseri senzienti per la moda”, afferma Martina Pluda, direttrice per l’Italia di Humane Society International.
Fonte, laogai.it