AgenPress – La liberazione di Patrick Zaki è una “questione che riguarda i giudici. In quanto governo non possiamo interferire nel potere giudiziario. Crediamo che il nostro sistema giudiziario sia equo e che i giudici prenderanno la decisione giusta”.
Lo dice il premier egiziano, Mostafa Madbouly, a margine di un incontro all’Ocse di Parigi, alla domanda se l’Italia e l’Europa potessero contare sulla liberazione di Patrick Zaky entro fine anno.
Dopo 19 mesi di custodia cautelare, Patrick da metà settembre è sotto processo davanti alla Corte della Sicurezza dello Stato per i reati minori (o d’emergenza) di Mansura, la sua città natale. Il rinvio a giudizio è con l’accusa di “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese” sulla base di un articolo scritto da Zaki nel 2019 sui cristiani in Egitto perseguitati dall’Isis e discriminati da parte della società del Paese islamico. Il massimo della pena per questo tipo di accusa è cinque anni di reclusione.
Secondo Hossam Bahgat, direttore esecutivo di Eipr, l’ong egiziana per la quale Patrick lavorava come ricercatore in studi di genere, il tribunale resta lo stesso.
L’Egitto sta per revocare lo stato di emergenza imposto a livello nazionale dal 2017″, ha premesso Bahgat riferendosi a un annuncio fatto ieri dal presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi circa la più recente imposizione di leggi eccezionali.
“Ciò significa che i tribunali d’emergenza per la sicurezza dello Stato cessano di esistere, ad eccezione che per molti casi di alto profilo già segnalati come quelli di Patrick Zaki, Mohamed Al Baqer, Alaa Abdelfattah, Ezzat Ghoneim e altri”, si limita ad aggiungere il dirigente dell’Eipr, l’ “Iniziativa egiziana per i diritti personali”, fra le maggiori in Egitto nella difesa di diritti politici, civili, economici e sociali.