AgenPress – Beppe Grillo è indagato con l’accusa di tentato traffico di influenze illecite, ai tempi del governo Conte.
Un reato particolare, diverso dalla corruzione, che ipotizza un’intermediazione nei confronti di una terza persona in cambio di qualche utilità. In questa storia, secondo la pm Cristiana Roveda e l’aggiunto Maurizio Romanelli, l’intermediario sarebbe Beppe Grillo, che tramite la sua società (di cui è socio unico) ha ricevuto nel periodo 2018-2019 240mila euro per una partnership con la Moby.
In altre parole: Beppe avrebbe tentato di influenzare le politiche dell’esecutivo per conto di Onorato, in favore di Moby, attraverso gli esponenti grillini in Parlamento. In cambio, è l’accusa degli inquirenti, Grillo avrebbe ottenuto contratti pubblicitari alla Casaleggio Associati srl e a se stesso per un milione e 50 mila euro di euro.
Per questo, riporta Repubblica, lunedì i militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Finanza di Milano si sono recati “negli uffici delle due società e nelle abitazioni di due dipendenti, oltre che del chief information officer e dell’allora responsabile delle relazioni esterne e istituzionali, non indagati, di Moby”.
La guardia di finanza ha sequestrato i cellulari a cinque persone non indagate: si tratta di Nina Monti, web grafica del blog di Grillo, Luca Eleuteri, socio fondatore della Casaleggio Associati, dell’amministratore delegato della compagnia marittima Moby Spa Achille Onorato, e di Annamaria Barrile e Giovanni Savarese, che nella società erano responsabile delle relazioni istituzionali e capo ufficio stampa. Non è stato sequestrato a Beppe Grillo.
Sotto inchiesta, i contratti 2018 e 2019 da 120mila euro annui incassati dalla Beppe Grillo srl da Moby e un ulteriore contratto sottoscritto per il triennio 2018-2020 tra Moby e Casaleggio Associati, da 600mila euro annui, che riguardava “la stesura di un piano strategico e per l’attuazione di strategie” relative agli sgravi fiscali per le compagnie marittime italiane. “Contratti ritenuti illeciti – ricorda sempre Repubblica – sia “per l’entità degli importi versati o promessi da Onorato”, sia “per la genericità dei contratti”. E anche per la mediazione di Grillo, secondo gli inquirenti “finalizzata a orientare l’azione pubblica di pubblici ufficiali”. I legali di Onorato fanno notare come lui e Grillo siano “amici di antica data, da circa 45 anni” e che dunque “è facile che qualcosa possa essere stata equivocata”.
Ci sarebbe anche Danilo Toninelli tra i politici raggiunti dalle richieste di Beppe Grillo, che avrebbe girato loro in chat le richieste di Marzio Onorato, l’armatore fondatore della Moby e patron di Mascalzone Latino nell’avventura all’America’s Cup. Forse inevitabile, visto che tra maggio 2018 e settembre 2019 Toninelli è stato ministro delle Infrastrutture e Trasporti, dunque il referente “logico” del comico e fondatore dei 5 Stelle. Ma è un nuovo scossone in una vicenda giudiziaria che getta scompiglio nel Movimento a pochi giorni dalla partita del Quirinale, forse decisiva per l’esistenza stessa dei 5 Stelle intesi come partito.
Secondo i magistrati, Vincenzo Onorato avrebbe chiesto a Beppe Grillo una serie di interventi a favore di Moby spa che il leader del Movimento 5 stelle “ha veicolato a esponenti politici trasferendo quindi” all’armatore “le relative risposte”, si legge in un comunicato del Procuratore della Repubblica di Milano facente funzione, Riccardo Targetti. Da quanto è trapelato i messaggi con le richieste dell’armatore sarebbero cominciati prima della stipula dei contratti di pubblicità da 120 mila euro annui tra la compagnia e la società di Grillo (che risalgono al 2018 e 2019) e sarebbero proseguiti anche dopo. Inoltre sarebbero stati veicolati anche a parlamentari del movimento legati al Ministero per lo Sviluppo economico.