AgenPress. Fatte le elezioni, varato il governo c’è solo da auspicare ed operare perché il futuro offra le possibilità per ricomporre vistose contraddizioni istituzionali, che hanno via via nel tempo modificato equilibri fra poteri dello Stato e alterato la natura della nostra democrazia.
I risultati elettorali, la nascita degli esecutivi sono, quindi, le tappe di un percorso che negli ultimi tempi è stato impervio. Da tempo non ci sono stati cambiamenti epocali.
Si avverte un clima pesante, una sensazione di precarietà in cui la sfida riguarda solo gli addetti ai lavori con la realtà del Paese che dopo il voto, esce di scena e si accomoda negli spalti a seguire i protagonisti di storie …….sempre più le loro.
Anche l’on. Meloni rischia di trovarsi in un vortice scomposto per un sovraccarico di confusioni e di personalismi.
E se posso azzardare una previsione, anche questa legislatura rischia di non produrre le necessarie riforme e quindi aumentare il “deficit” democratico, che sconfina in un anacronistico dirigismo: un corpo, il popolo esile e una testa grande, la casta.
La riforma elettorale non è un problema tecnico ma riguarda il formarsi della rappresentanza parlamentare attraverso regole che non possono alterare la volontà dell’ elettore in un sistema illogico, che tutela i rappresentanti non più del popolo ma degli apparati delle formazioni politiche che di fatto li nominano.
Da qui discende il funzionamento delle istituzioni che debbono essere sottratte da condizionamenti di varia natura. Si era detto che questa legislatura doveva essere costituente. Ebbene sì inizii a discutere, a costituire una commissione bicamerale che possa lavorare per un arco di tempo che comprenda quello della legislatura.
Alla fine qualsiasi riforma elettorale sarà pasticciata perché prodotta dagli spasmi della vigilia elettorale. Forma di governo, sistema elettorale sono le facce di una stessa medaglia. Io mi sono espresso per il sistema tedesco, primo ministro eletto dal Parlamento, sfiducia costruttiva ed elezioni proporzionali con le preferenze.
Bisogna chiudere con le stratificazioni di sovrastrutture di poteri che sovvertono i principi fondanti su cui si regge la nostra repubblica. In questa fase è bene che ci sia una forte presa di coscienza attraverso proposte di riforme di iniziativa popolare.
Può nascere un fermento sopito da tempo, la riscoperta del gusto del protagonismo dei cittadini da tempo abbandonato, l’avverarsi di un clima dove entusiasmi sostituiscano il culto per il capi.
Così prende corpo una dimensione ricca di passione dove il consenso di tutti si ricompone nella politica ritrovata e con partiti veri. Bisogna che ci si muova che si esca da più o meno comodi recinti e ci si metta in gioco per riappropriarsi della nostra storia.
Mario Tassone