De Palma (Nursing Up): “Aprilia, la seconda vita del piccolo Lucas grazie al calore degli infermieri”

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AgenPress. «Gli infermieri lo hanno prima di tutto soccorso, poi lo hanno accudito come fosse un loro figlio, lo hanno “travolto” di abbracci e carezze, come farebbero solo una madre e un padre, hanno cancellato dal suo volto l’angoscia dell’abbandono, hanno saputo trasformare, almeno in parte, un dramma, in una storia densa di umanità.

La triste vicenda del bambino di pochi mesi abbandonato dalla madre nell’ospedale di Aprilia e “adottato” dagli infermieri della struttura sanitaria laziale, deve farci riflettere, e deve porre all’attenzione dell’opinione pubblica, delle istituzioni, una volta per tutte, non solo il patrimonio di elevate competenze che abbiamo a disposizione, ma anche quella capacità di approccio con il paziente, in particolare con il soggetto più fragile, che ci rende unici, e che il più delle volte ci distingue dagli altri  professionisti dell’assistenza del Vecchio Continente.

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

«Possiamo affermare che il piccolo Lucas, come lo hanno chiamato gli operatori sanitari di Aprilia, è rinato a nuova vita. I sorrisi dei colleghi dell’ospedale laziale hanno rappresentato e rappresenteranno di certo lo strumento migliore per sconfiggere i nemici peggiori del piccolo, ovvero la paura e la solitudine.

Episodi come questo non possono che mostrarci lo specchio fedele della professione infermieristica italiana, quella che, nonostante tutto, tra disagi, disorganizzazione, turni massacranti, continua a lottare ogni giorno per la tutela della nostra salute e alla quale bisogna fare riferimento, su cui dobbiamo fare leva, se vogliamo davvero ricostruire il nostro sistema sanitario.

Ed è per questo che gli infermieri vanno economicamente e contrattualmente valorizzati, creando finalmente un equilibrio tra le responsabilità che poggiano sulle loro spalle, le loro indubbie competenze, e i legittimi riconoscimenti che meritano.

Storie come quella di Lucas possono e devono contribuire a risanare anche il rapporto tra professionista della salute e la collettività. Non siamo i nemici contro cui combattere, non siamo il capro espiatorio contro cui scatenare angoscia e rabbia. I cittadini comprendano una volta per tutte che siamo dalla loro parte, soprattutto nei momenti più difficili.

Grazie ad un un sorriso e ad una buona parola, sappiamo confortare i pazienti nei frangenti più delicati. Siamo capaci con le nostre competenze scientifiche, di intervenire con tempestività per salvare una vita», conclude De Palma.

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