AgenPress. “Ci risulta dagli organi di informazione che il DAP, tramite l’Avvocatura dello Stato, non si sia ancora costituito ‘parte civile’ al processo che vede imputati i 9 detenuti che sono accusati di aver minacciato di gettare olio bollente contro gli Agenti di Polizia Penitenziaria intervenuti lo scorso 2 gennaio per sedare una rivolta nel carcere intitolato al collega ‘Pasquale Di Lorenzo’ ”.
Lo riferisce Mirko Manna, FP CGIL Comparto Sicurezza: “Nemmeno ora che ai detenuti è stata contestata l’aggravante di ‘utilizzo di arma impropria’ e per questo dovranno essere giudicati dal Tribunale collegiale e non dal monocratico, dinanzi al quale ieri pomeriggio s’è tenuta l’udienza. Una omissione che, qualora confermata dai vertici dell’Amministrazione penitenziaria a cui la FP CGIL Polizia Penitenziaria sta chiedendo chiarimenti, sarebbe una grave disattenzione su quanto le migliaia di donne e uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria siano esposti quotidianamente in prima linea nella ‘frontiera’ delle carceri italiane”.
“Sfidiamo qualunque lavoratore pubblico – conclude Manna – anche delle altre Forze di Polizia e Sicurezza, a recarsi al lavoro con la certezza di essere esposti a minacce del genere, per non parlare delle migliaia di atti di violenza subiti dalla popolazione detenuta ogni anno, non solo senza aver adeguati strumenti giuridico-amministrativi per intervenire, ma senza nemmeno quel minimo di attenzione e tutela dalla propria amministrazione che è pronta a sospendere e rapportare disciplinarmente gli Agenti di Polizia Penitenziaria al minimo inadempimento burocratico e che invece si volta dall’altra parte quando c’è da prendere e soprattutto mantenere, una linea per la tutela del proprio personale”.