AgenPress – “Nelle ultime due tornate elettorali non ci è stato possibile trasmettere confronti tra il presidente del Consiglio – ieri Letta, oggi Meloni – e il leader più rappresentativo dell’opposizione – ieri Meloni, oggi Schlein -. Ci è stato proibito il confronto tra due donne che per la prima volta nella storia italiana sono al vertice nei rispettivi ruoli. E’ una vittoria della democrazia? Non ne sono convinto”.
E la reazione di Bruno Vespa, dopo che la Rai ha cancellato il duello tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, programmato per il 23 maggio. Una decisione arrivata dopo i rilievi dell’Agcom che, sollecitata da Barbara Floridia, si è espressa sulle condizioni necessarie affinché la par condicio non fosse violata. Condizioni che il conduttore di Porta a Porta non avrebbe potuto rispettare, visto che “soltanto quattro delle otto liste rappresentate in Parlamento hanno accettato l’invito a un confronto a due tra leader, sulla base della forza rappresentativa”.
“Tutte le forze politiche hanno sempre avuto e sempre avranno il giusto spazio nelle nostre trasmissioni. Nel 2024, i quattro partiti favorevoli al confronto – Fratelli d’Italia, Partito democratico, Lega e Stati Uniti d’Europa – rappresentano il 63.32% delle forze parlamentari”, ha aggiunto Vespa.
“L’esasperazione della par condicio non giova a nessuno. Non a caso i tecnici ne invocano da tempo la revisione. Si avrà il coraggio di farlo?”.
“Ho peccato di ingenuità perché c’era un precedente che mi riguardava: il mancato confronto Letta-Meloni del 2022. Deluso? Non tanto per me, ma non mi pare una vittoria della democrazia quando s’impedisce a una premier di confrontarsi con la leader dell’opposizione”, ha detto al Corriere della Sera.
“Nel caso Letta-Meloni – aggiunge – è stato impedito anche quando era misto. Il punto è che la legge sulla par condicio ormai è un nonsenso che nessuna forza politica finora, pur volendo, è stata in grado di modificare. I partiti che erano favorevoli al confronto erano quattro e rappresentavano il 63,32% in Parlamento. Per l’Agcom avrebbero dovuto essere almeno cinque. In quel caso il duello sarebbe passato anche se quei partiti avessero rappresentato, che so, il 30%”.
Quale criterio avrebbe dovuto prevalere “non sta a me dirlo – aggiunge – Ho rispetto per l’Autorità, che peraltro non mi ha mai sanzionato. Non faccio critiche. È tutto l’insieme che non va”. “Il clima di contrapposizione c’è sempre stato. La questione è che la legge sulla par condicio fu introdotta per impedire a Berlusconi premier di esercitare il suo strapotere sulle tv. Oggi non ha senso”. Le minoranze “sono sempre state tutelate.