Referendum cittadinanza. Raggiunto il quorum delle firme. Il quesito propone di dimezzare da 10 a 5 anni la residenza legale continuativa

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AgenPress – Sono state raccolte le cinquecentomila firme necessarie alla presentazione del referendum sulla cittadinanza. Dopo il controllo di validità formale della Corte di Cassazione e, a seguire, il vaglio della Corte Costituzionale, la consultazione referendaria potrà dunque avere luogo, probabilmente entro il mese di giugno 2025.

Il referendum promosso da Più Europa propone di ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza ininterrotta in Italia richiesti ai cittadini stranieri per fare domanda di cittadinanza italiana. Il dimezzamento di questo termine riporterebbe di fatto l’Italia alla legislazione in vigore prima del 1992 e in linea con quanto previsto da molti altri Stati dell’Unione europea.

Una volta conclusa la raccolta firme, i promotori del referendum dovranno depositare le firme, che saranno sottoposte a un controllo di legittimità. Prima del voto ci sarà da superare poi un altro passaggio, ossia il controllo di legittimità costituzionale del quesito proposto. La votazione dello scrutinio dovrà avvenire per legge in una domenica compresa tra il 15 maggio e il 15 giugno. Affinché il risultato della consultazione referendaria sia valido, è necessario che almeno il 50% degli aventi diritto al voto si rechi alle urne.

Ai fini della concessione della cittadinanza, resterebbero invariati tutti gli altri requisiti già stabiliti dalle norme vigenti, vale a dire: “la conoscenza della lingua italiana, il possesso di adeguate fonti economiche, l’idoneità professionale, l’ottemperanza agli obblighi tributari, l’assenza di cause ostative collegate alla sicurezza della Repubblica”. Secondo i promotori del referendum, sono circa 2,5 milioni le persone in Italia che beneficerebbero di questa modifica normativa.

La norma prevede che si diventa italiani se si nasce da genitori con cittadinanza italiana o se ci si unisce in matrimonio con un cittadino italiano. In alternativa, si può acquisire la cittadinanza per naturalizzazione, ma solo alla maggiore età e dopo dieci anni di residenza “legale e ininterrotta” in Italia. Il principio alla base di queste regole prende il nome di ius sanguinis e prevede che la cittadinanza sia acquisita per discendenza. I due modelli alternativi di cui ciclicamente si torna a parlare solo lo ius soli e lo ius scholae. Il primo, in vigore negli Stati Uniti, lega il diritto di cittadinanza al luogo di nascita. Vorrebbe dire che chi nasce in Italia è cittadino italiano. Lo ius scholae condizionerebbe invece l’acquisizione della cittadinanza al completamento di un ciclo di studi.

Il quesito che sarà sottoposto ai cittadini è il seguente:

“Volete voi abrogare l’art. 9, comma 1, lettera b), limitatamente alle parole “adottato da cittadino italiano” e “successivamente alla adozione”; nonché la lettera f), recante la seguente disposizione: “f) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica.”, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza?”

 

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