AgenPress. Sono 4476 i cristiani uccisi nel 2024: 12 al giorno, con l’Africa subsahariana epicentro dei massacri. La Nigeria si riconferma il paese con il maggior numero di uccisioni a causa della fede cristiana, con 3100 vittime. Il paese detiene il triste primato anche per i cristiani rapiti, contandone 2830 sul numero totale di 3775.
Salgono da 365 a oltre 380 milioni nel mondo i cristiani che sperimentano almeno un livello alto di persecuzione e discriminazione a causa della propria fede (1 cristiano ogni 7); tra i circa 100 paesi monitorati si conferma l’escalation della persecuzione in termini assoluti,
mantenendo l’impressionante accelerazione degli ultimi 12 anni, con 13 paesi a livelli estremi la Corea del Nord da 23 anni stabile al 1° posto.
La violenza guida aumenti significativi nei punteggi, con epicentro l’Africa Subsahariana, ma effetti preoccupanti anche dalle guerre civili in Yemen e Myanmar; il caso Asia Centrale: in tutti i paesi dell’area peggiorano le condizioni dei cristiani per effetto di un crescente autoritarismo, con Kirghizistan ad avere il maggior aumento di punteggio.
Diminuiscono le uccisioni di cristiani da 4.998 a 4.476, per il calo in Nigeria che rimane epicentro di massacri con 3.100 vittime, mentre aumentano nei paesi attorno;
costante aumento di vittime di abusi, stupri e matrimoni forzati (3.944): la punta di un iceberg; diminuiscono gli attacchi contro chiese (da 14.766 a 7.679), mentre crescono le case e i negozi attaccati (da 27.171 a 28.368), alimentando gli esodi e il fenomeno di una Chiesa “Profuga”; una Chiesa nascosta: in paesi come l’Algeria, la Libia e l’Afghanistan, la presenza cristiana visibile sta diminuendo, costringendo i cristiani all’isolamento o alla clandestinità.
Il numero di chiese o proprietà cristiane pubbliche attaccate, chiuse o confiscate, con diversi livelli di gravità, è quasi dimezzato da 14.766 a 7.679, diminuzione dovuta alla Cina, che tuttavia mantiene un record di 31.000 chiese chiuse, confiscate o demolite.
Nel frattempo, il numero in Rwanda è aumentato da 120 a 4.000. Dietro i numeri relativi agli edifici attaccati si nascondono la paura e l’insicurezza di molte comunità cristiane che utilizzano quegli edifici. Tali attacchi possono portare alla disgregazione delle comunità ecclesiali, anche se i cristiani non vengono costretti con la forza a lasciare le loro case o proprietà.
La cosiddetta “persecuzione digitale” rimane uno degli strumenti più efficaci usati dal governo cinese e, di recente, da altri Stati autocratici per limitare la libertà religiosa: il cosiddetto “modello cinese” di controllo della popolazione e sviluppo senza diritti viene pericolosamente emulato da altri stati, a cui la Cina esporta tecnologia a tal scopo.