Edoardo Rixi (Viceministro al MIT) a “l’Italia che abiteremo by Remind: “Serve un nuovo approccio alle infrastrutture. L’ambiente non può bloccare deve essere parte della rigenerazione”

- Advertisement -
- Advertisement -

AgenPress. Si è conclusa il 9 luglio 2025 la giornata di approfondimento dell’iniziativa “L’Italia che abiteremo by Remind” presso Palazzo Inail a Roma,  un incontro che rappresenta un’importante occasione di confronto tra Rappresentanti del Governo, del Parlamento e delle Istituzioni insieme a Imprenditori, Manager e Professionisti con l’obbiettivo di individuare linee guida e buone pratiche per il benessere e la sicurezza di Famiglie e Imprese; ciò al fine di favorire il processo di trasformazione degli stili di vita nei luoghi, spazi, territori e città in cui le Persone vivono, operano e transitano.

«È evidente che siamo in una fase in cui va cambiato l’approccio alle infrastrutture». Così Edoardo Rixi, Viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, è intervenuto all’iniziativa.

«Noi siamo uno dei posti al mondo dove le infrastrutture sono state costruite per primi. E tutto ciò che si fa per primi, invecchia: arriva il momento in cui mostra criticità», ha spiegato Rixi. Basti pensare che «il 54% della rete autostradale è stato costruito prima degli anni ’70» e che «le nostre linee ferroviarie hanno un’età media di 90 anni, che sale a oltre un secolo per le linee storiche, se si esclude l’alta velocità».  Secondo il Viceministro, anche la rigenerazione urbana dei quartieri è una priorità, in quanto molti sono stati edificati in modo rapido e con materiali poveri nel secondo dopoguerra. «Questo comporta problemi di efficienza energetica, collocazione urbanistica, costi di manutenzione e gestione». E ha aggiunto: «Per anni si è pensato che bastasse buttare denaro pubblico per risolvere il problema dell’housing sociale. Ma non è così: le dimensioni da colmare sono molto superiori alle capacità di bilancio dello Stato».  Rixi ha insistito sulla necessità di una nuova alleanza tra pubblico e privato, capace di attrarre risorse, generare dinamiche di mercato e garantire tempi più rapidi: «Non possiamo pensare che i ponti o i palazzi siano eterni. Gli edifici degli anni ’60 e ’70 hanno bisogno di essere demoliti e ricostruiti. Lo fanno le grandi metropoli internazionali: serve programmazione, e servono norme che lo consentano».

Uno snodo critico sono le normative ambientali, che oggi – secondo Rixi – rappresentano un freno: «Quando parliamo di rigenerazione urbana, dobbiamo poter riutilizzare gli spazi ma anche i materiali. Il costo dello smaltimento è enorme, e la normativa ambientale attuale lo rende ancora più complicato. Dopo il crollo del Ponte Morandi, siamo riusciti a ricostruire tutto tranne che a riutilizzare le macerie, che sono state seppellite. In Germania e Olanda quei materiali vengono riutilizzati. Da noi no, eppure se li porti all’estero, cambi il codice, e poi li riporti in Italia, sì: è paradossale».

Per il Viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, «non bastano risorse pubbliche o private: bisogna cambiare l’approccio normativo. L’ambiente non può essere un ministero che blocca tutto per difendere lo status quo, ma deve diventare propositivo, trovare soluzioni per rigenerare anche i materiali».  Altro punto centrale è la mobilità abitativa e del lavoro. Il Viceministro ha evidenziato come la scarsa flessibilità degli spostamenti – anche nella pubblica amministrazione – sia frenata dal fatto che «l’80% degli italiani vive in casa di proprietà», limitando la mobilità residenziale e lavorativa. «In altri Paesi ci sono fondi immobiliari che affittano abitazioni in modo flessibile. Noi dovremmo pensare a strumenti simili per garantire maggiore libertà di movimento».

Infine, ha richiamato la necessità di riformare la gestione dei quartieri popolari e ripensare il trasporto pubblico locale, anche alla luce della distribuzione residenziale italiana: «Abbiamo poche vere metropoli e una residenzialità diffusa, anche collinare. Questo impatta sui costi pubblici e sulla programmazione. È un tema che lega abitare, infrastrutture e mobilità. Ed è uno dei nodi che stiamo cercando di affrontare oggi, con tavoli di lavoro e – speriamo – con nuovi provvedimenti nazionali a breve».

L’Italia che abiteremo è organizzata e promossa da Remind, associazione delle buone pratiche dei settori produttivi della Nazione, e i contributi dei protagonisti dell’iniziativa andranno ad arricchire il “Libro bianco su Sicurezza, Sostenibilità, Innovazione e Investimenti” messo a disposizione dei Decisori per le linee strategiche e le politiche industriali per la crescita dello Stato.

Paolo Crisafi Presidente di Remind: “Abitare non significa solo risiedere in uno spazio, ma prenderne parte. È costruire senso nei luoghi, generare relazioni, custodire memoria e futuro. È un gesto culturale, economico e sociale che implica cura, visione e responsabilità.

Significa valorizzare il patrimonio urbano e rurale, trasformare gli spazi in ambienti sani, sicuri, sostenibili, accessibili e connessi ai bisogni delle famiglie, delle imprese e delle comunità. Con l’iniziativa L’Italia che abiteremo, vogliamo contribuire a delineare politiche pubbliche e strategie industriali che, partendo dalle buone pratiche dei settori produttivi, guidino la trasformazione dell’Italia rendendola sempre più capace di offrire benessere e sicurezza a tutti i cittadini.”

- Advertisement -

Potrebbe Interessarti

- Advertisement -

Ultime Notizie

- Advertisement -