Corte dei conti. Relazione sul costo del lavoro pubblico 2025. 201 miliardi la spesa per i redditi dei dipendenti nelle Pa

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AgenPress. Le Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei conti hanno approvato, con Delibera n. 13/SSRRCO/REF/2025, la Relazione sul costo del lavoro pubblico 2025, finalizzata a fornire al Parlamento un quadro informativo organico sul costo del lavoro pubblico ai sensi dell’art. 60 del decreto legislativo n. 165/2001. L’analisi è stata, inoltre, contestualizzata nel tessuto delle disposizioni normative che hanno dato attuazione alle politiche pubbliche di settore, per valutarne gli effetti rispetto agli obiettivi prefissati e cogliere le ragioni di una nuova fase di trasformazione del lavoro pubblico.

Nei dati più recenti di contabilità nazionale, evidenzia la Corte, la spesa per i redditi da lavoro dipendente nelle pubbliche amministrazioni raggiunge l’importo complessivo per il 2025 di 201 miliardi di euro, con un incremento del 2,3% rispetto all’anno precedente. La spesa si prevede in leggera crescita anche negli anni 2026 (+2,4%), 2027 (+0,5%) e 2028 (+1,7%), sulla base degli importi già destinati ai prossimi rinnovi contrattuali dalla legge di bilancio per l’anno 2025.

Le retribuzioni contrattuali degli ultimi dieci anni (2015-2024) mostrano un andamento sostanzialmente allineato con l’inflazione (indice IPCA), con l’eccezione degli anni 2022 e 2023, caratterizzati dalla repentina impennata dei prezzi causata dalle tensioni internazionali, la quale ha determinato una riduzione del potere di acquisto dei salari, sia pubblici che privati. Se si estende, al contrario, l’orizzonte temporale di osservazione emerge che, dopo il lungo periodo di “moratoria contrattuale” per l’intero settore pubblico iniziato nel 2009, si colma il divario che si era precedentemente determinato a favore dei comparti della PA rispetto al settore privato.

A fronte dei risultati ottenuti di rallentamento della spesa complessiva per effetto delle misure restrittive adottate per contrastare la crisi del 2008, si sono determinati taluni effetti negativi in termini di qualità del capitale umano che, tra l’altro, a causa del mancato ricambio generazionale durato circa un decennio, denota un invecchiamento.

Le assunzioni di personale avvenute nel corso degli ultimi anni, anche sulla spinta delle azioni collegate alla realizzazione degli obiettivi previsti dal PNRR, iniziano a mitigare tali effetti. Tuttavia, per poter assistere a un concreto miglioramento misurabile anche attraverso l’abbassamento dell’età media, sarà necessario attendere ancora alcuni anni.

Di fondamentale importanza nel processo di riqualificazione del personale appaiono gli interventi finalizzati a formazione, aggiornamento delle competenze e valorizzazione del merito dei dipendenti del comparto pubblico. L’obiettivo è sfidante e necessita di interventi su più livelli a partire dal pieno e corretto utilizzo delle specifiche risorse nell’ambito del PNRR e con il supporto di interventi mirati a livello normativo, oltreché attraverso l’implementazione di nuovi processi di pianificazione e programmazione delle amministrazioni pubbliche.

Quanto al ruolo della contrattazione, si conferma la centralità dello strumento per la regolazione dei rapporti di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni e di gestione delle politiche retributive. Le risorse disponibili per il triennio 2022-2024 sono in grado di assicurare una crescita delle retribuzioni di circa il 5,78% a partire dal 2025, anno che coincide con l’entrata a regime dei contratti collettivi 2022-2024, e degli accordi per il restante personale pubblico. Per le annualità successive sono già state stanziate nella legge di bilancio 2025 le risorse finanziarie commisurate alla variazione del potere d’acquisto prevista anche per gli anni futuri.

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