Consulta, incostituzionali obblighi imposti agli Ncc. Unione Naz. Consumatori: Salvini deve dimettersi

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AgenPress. La Consulta ha dichiarato incostituzionale il decreto interministeriale numero 226 del 2024 del ministro Salvini che introduceva il vincolo temporale di almeno venti minuti tra la prenotazione e l’inizio del servizio NCC, per i casi in cui questo non inizi dalla rimessa, una misura che, come ricorda la Consulta, ripropone indirettamente obblighi già dichiarati costituzionalmente illegittimi con la sentenza numero 56 del 2020.

“Il ministro Savini deve dimettersi, dato che, in violazione delle precedente sentenza della Consulta n. 56 del 2020 e di innumerevoli sentenze del Tar, pur di fare un regalo alla lobby dei tassisti, ha continuato imperterrito a considerarsi al di sopra della Costituzione, cercando, con un atto amministrativo, che a differenza di una legge non richiede la firma e, quindi, il controllo, del Presidente della Repubblica, di aggirare quelle sentenze, limitando alcune libertà espressamente garantite dalla Costituzione, come la libertà di iniziativa economica (art. 41)” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

“Era chiaro e lampante che prevedere con un decreto che, se non si parte dalla rimessa, tra una corsa e l’altra devono passare 20 minuti, una siesta obbligatoria assurda, e che la partenza deve coincidere con l’arrivo del servizio precedente, era un modo di far rientrare dalla finestra l’obbligo di rientrare in rimessa già bocciato dalla Consulta” prosegue Dona.

“E’ ridicolo stabilire che se si arriva in un comune, non si può ripartire per una nuova corsa nemmeno da un comune confinante, e, anche se si riparte dallo stesso comune, non si può nemmeno andare a dormire e viaggiare la mattina dopo riposati, visto che l’unica eccezione è riservata ai servizi svolti entro le 4 del mattino. E pensare che Salvini dovrebbe preoccuparsi della sicurezza stradale!” aggiunge Dona.

“E’ inaccettabile che un ministro, pur di raggiungere i suoi scopi, si consideri al di sopra delle leggi. Per questo chiediamo che si dimetta” conclude Dona.

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