AgenPress. Siamo ritornati in un tempo profondamente ideologico. L’antimelonita colpisce il “non pensiero” delle sinistre e dissolve quel poco “ragionamento” che dovrebbe farle riflettere. Ormai conosco bene queste sinistre che vorrebbero governare per sostituirsi alla attuale maggioranza. Non hanno forza elettorale. Non hanno forza politica. Non hanno capacità culturale. Vorrebbero governare. Governare significa avere potere.
Il potere alle Masse. Masse e Potere: spiegato bene da Gasset, dovrebbero leggerlo ma dovrebbero consultare anche il Marcuse delle tre M. Il potere del governare della Meloni nasce da libere elezioni. Ma loro fanno una grande confusione tra democrazia partecipativa partecipata repubblicana e Stato democratico del proletariato. Il linguaggio e le semantiche che usano sono di una verbosità unica. Sono ancora rimaste a quel tempo in cui il muro regnava e Praga era occupata dai carri armati sovietici. Le radici sono quelle. Non sono state recise.
Marx non è morto. È redivivo nella loro contraddizione e Troski è ancora in fuga. Non vogliono comprendere che i popoli hanno sconfitto il comunismo (non imploso come il fascismo) e non accettano neppure il fatto che Gramsci è “figlio” culturale del più importante filosofo del Novecento, ovvero Giovanni Gentile, a dirla con Massimo Cacciari.
Sono entrate nella sindrome della “melonite”. Una patologia che nessun farmaco può debellare? Devono prendere atto che soltanto una lunga fase di riposo con tranquillanti potenti potrebbe aiutarli.
Non hanno un progetto politico. Parlano di programmi. Non sanno che i programmi nascono dai progetti e i progetti dalle idee e dal pensiero. Aspetti che ignorano perché sono stati aggrediti dalla tempesta dell’ideologia del giacobinismo, a loro molto cara, che non sanno andare oltre. Si sentono i “migliori”, ma hanno letto Togliatti?
Perché tutto questo? Non voglio assolutamente difendere il governo Meloni con il quale mi confronto. Osservo soltanto. Ascolto soltanto. Leggo soltanto.
Mi sembra che stiano vivendo la peggiore crisi della loro storia. Una apocalisse (anche se il termine ha varie derivazione di senso) non biblica. Ma politica. Non sanno essere neppure alternativa perché si sono date un compito che è quello di puntare dritto contro ogni azione parola atteggiamento (anche corporale legittimo) della Presidente del Consiglio.
Mi sbaglio? Assolutamente no. La loro alternativa è quella di essere “contro” o meglio “anti”. È un presidente “senza” per parafrasare Alberto Arbasino con il suo antico “Un paese senza”? Ma un “Paese”, io direi Nazione e Patria, non può convivere con il senza senza un pensiero che sia scevro da condizionamenti comunisti. Deve pur fare i conti ogni tanto guardando al “Con” o non al “contro”.
Ormai dopo diversi lustri sanno rispolverare il loro “antifascismo” mai abbandonando il loro reale comunismo. Quale sarebbe ancora oggi la differenza tra il Fascismo e il Comunismo che loro coltivano? Forse è anche mancanza di cultura. Se avessero cultura guarderebbero alla storia anche quella scritta dai vincitori per comprendere che le analisi storiche sono fatte da ricerche, studi e competenze come ha insegnato Renzo de Felice.
Ma no. Insistono con l’antifascismo che gli italiani non ascoltano e che loro praticano in nome di un potere possibile da raggiungere.
Aveva perfettamente ragione Hegel nell’aver trasformato l’ideologia in una fenomenologia dello spirito. Ma le sinistre sono rimaste ancorate al fatto che sono i possessori della verità. Certo. Vero. La verità della falsità storica e della finzione politica.
La sindrome della “melonite” è dura a morire. Una buona cura con forti psicofarmaci sarebbe utile.
Pierfranco Bruni