Aodi: “La prematurità è il termometro della pace: dove aumentano guerra e malnutrizione, aumentano i bambini a rischio”
AgenPress. Prematurità: un’emergenza che colpisce 1 neonato su 10. Secondo la nuova indagine AMSI–UMEM–UNITI PER UNIRE, ogni anno oltre 16 milioni di bambini nascono prematuri nel mondo, con casi in aumento nelle aree segnate da conflitti armati, instabilità sociale, povertà e collasso sanitario.
La prematurità resta tra le prime cause globali di mortalità neonatale e di disabilità permanente.
A nome delle associazioni e movimenti, interviene il Presidente Prof. Foad Aodi, medico fisiatra, giornalista internazionale, divulgatore scientifico ed esperto in salute globale, Direttore dell’AISC_NEWS, membro del Registro Esperti FNOMCeO, quattro volte consigliere dell’OMCeO di Roma, docente dell’Università di Tor Vergata, membro della FNSI – Federazione Nazionale Stampa Italiana e dell’Associazione Stampa Romana, iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio.
L’impatto di guerre, fame e stress materno
Le nostre reti euromediterranee e internazionali rilevano che fino al 60% delle gravidanze nelle zone di guerra e carestia presenta rischi elevati di parto pretermine.
Tra i fattori più frequenti:
• malnutrizione e deficit vitaminici
• stress cronico e traumi psicologici
• assenza di controlli prenatali
• violenze e spostamenti forzati
• mancanza di ospedali funzionanti e terapie intensive neonatali
In alcune aree di crisi, stimiamo decine di migliaia di donne in gravidanza ad alto rischio, con un incremento preoccupante di aborti spontanei e parti prematuri legati a malnutrizione, stanchezza estrema e stress tossico.
Aodi: “I bambini prematuri sono le prime vittime silenziose delle ingiustizie globali”
«Nascere prematuri in un contesto fragile significa nascere senza protezione – afferma il Prof. Aodi –. Un neonato pretermine ha bisogno di terapie intensive, nutrizione adeguata, supporto respiratorio e monitoraggio continuo. Eppure, in molti Paesi non esistono incubatrici, non ci sono neonatologi e manca perfino l’energia elettrica per mantenere attivi i reparti.»
«Riceviamo dalla nostra rete medica internazionale testimonianze drammatiche: donne che partoriscono in rifugi sotterranei, neonati senza assistenza, famiglie costrette a percorrere chilometri alla ricerca di cure inesistenti. La prematurità non è un destino biologico: è il risultato di povertà, guerre e ingiustizia sociale.»
Differenze globali: gravidanza, età materna e rischi non diagnosticati
Le nostre reti sul campo evidenziano differenze profonde tra Paesi occidentali e regioni come Africa, Medio Oriente e Asia. «Nel mondo occidentale – spiega Aodi – le donne affrontano gravidanza e maternità in età sempre più avanzata, con un aumento dei rischi ostetrici e delle complicanze che possono favorire la nascita pretermine. Al contrario, in molte regioni dell’Africa e del Medio Oriente le gravidanze iniziano in età molto giovane, ma senza la possibilità di diagnosi precoci né di un monitoraggio adeguato».
In numerosi Paesi a basso reddito, infatti, condizioni come diabete gestazionale, ipertensione, infezioni e patologie correlate non vengono individuate in tempo, aumentando in modo significativo la probabilità di parto prematuro. A ciò si aggiunge un livello più elevato di stress psicofisico, dovuto a lavori gravosi svolti fino a tarda gravidanza, che incide ulteriormente sul rischio di complicazioni. «La combinazione di mancanza di diagnosi, povertà e carichi di lavoro pesanti – aggiunge Aodi – crea un terreno fertile per la prematurità e per esiti drammatici che potrebbero essere evitati con semplici misure preventive».
Prevenzione mancata: vaccini, infezioni e patologie ereditarie ignorate
La nostra indagine evidenzia anche l’impatto delle malattie infettive e delle condizioni ereditarie non diagnosticate nelle aree povere e nei territori di guerra. «In molte regioni vulnerabili – segnala Aodi – la copertura vaccinale è insufficiente e le infezioni contagiose restano una delle cause più rilevanti di complicanze materno-fetali e di parti pretermine. Senza programmi di immunizzazione adeguati, ogni gravidanza diventa più fragile».
A ciò si aggiunge la quasi totale assenza di screening per le patologie ereditarie che, non identificate per tempo, contribuiscono ad aumentare il rischio di esiti avversi. «Nei Paesi poveri o in conflitto – prosegue – nessuno intercetta condizioni come talassemie, malattie metaboliche, disturbi genetici e altre patologie che, se riconosciute precocemente, permetterebbero percorsi di cura e di prevenzione del parto prematuro».
Le conseguenze cliniche della nascita pretermine
L’indagine AMSI–UMEM segnala che i bambini prematuri nati in contesti privi di assistenza adeguata rischiano compromissioni a lungo termine:
• sistema nervoso centrale
• sviluppo motorio e muscolare
• apparato digerente e respiratorio
• sistema immunitario
Senza cure specialistiche, gran parte di queste complicanze diventano permanenti.
Le priorità proposte da AMSI–UMEM–UNITI PER UNIRE
La rete internazionale indica otto azioni urgenti:
1 Rafforzare l’assistenza prenatale per tutte le donne in aree fragili.
2 Combattere malnutrizione e povertà materna con programmi nutrizionali mirati.
3 Creare o ripristinare terapie intensive neonatali con tecnologia minima ma efficace.
4 Attivare corridoi sanitari per mamme e neonati ad alto rischio.
5 Intensificare la telemedicina tra specialisti italiani e ospedali dei Paesi vulnerabili.
6 Formare personale locale sulla gestione clinica del neonato prematuro.
7 Garantire latte e alimenti ricchi di micronutrienti per madri e bambini.
8 Monitorare i dati internazionali con un Osservatorio permanente sulla prematurità.
Aodi: “La salute dei neonati è un dovere etico globale”
«La nascita prematura – conclude Aodi – è un indicatore della salute di un popolo. Dove cresce la prematurità, diminuisce la dignità umana. Chiediamo a governi, istituzioni internazionali e società civile un impegno concreto per proteggere le madri e i loro bambini.
La pace si costruisce anche garantendo a ogni neonato il diritto di iniziare la vita in condizioni di sicurezza, cura e speranza.»
