AgenPress. La visita di Papa Leone XIV in Libano, caratterizzata da incontri interreligiosi con leader cristiani e musulmani, preghiere per la pace, appelli al dialogo e riflessioni sulla convivenza in un Paese colpito da crisi economica, politica e sociale, rappresenta un passaggio storico per l’intero Mediterraneo.
Il Libano, simbolo di pluralismo, convivenza e identità intrecciate, vive oggi una fase di fragilità che riguarda milioni di persone, dentro e fuori i suoi confini.
Per questo — secondo la rete AMSI–UMEM–Co-mai–Uniti per Unire — il messaggio del Papa assume una valenza geopolitica e culturale decisiva.
Aodi: «Il Libano non è solo un Paese ferito: è la bussola della convivenza mediterranea»
«Accogliamo con profonda partecipazione il viaggio del Papa in Libano — afferma il Prof. Foad Aodi — perché parla non solo ai libanesi, ma a tutto il mondo arabo e mediterraneo. È un appello alla pace, alla dignità, alla riconciliazione. Il Libano non è solo un Paese ferito: è la bussola della convivenza nel Mediterraneo, un laboratorio storico in cui cristiani, musulmani e drusi hanno sempre convissuto, anche nei momenti più difficili».
Aodi sottolinea come il messaggio pontificio abbia un riflesso diretto anche sulle comunità migranti in Italia e in Europa: «Per le nostre comunità di origine libanese, siriana, palestinese, egiziana, irachena e di tanti altri Paesi, il richiamo del Papa ha un valore umano e identitario enorme. Le nostre reti associative da 25 anni promuovono dialogo interreligioso, diplomazia popolare, integrazione e cooperazione sanitaria: ciò che il Papa chiede oggi al Libano è lo stesso che noi chiediamo da sempre alle istituzioni europee e mediterranee».
Pace, dialogo, dignità: le tre strade per evitare una nuova crisi regionale
Il Pontefice ha richiamato con forza tre urgenze, che AMSI–UMEM–Co-mai–Uniti per Unire ritengono decisive per il futuro del Mediterraneo:
- Pace e de–escalation
Il Libano resta esposto alle tensioni regionali e a instabilità che rischiano di coinvolgere civili, profughi e minoranze.
Aodi: «Serve una diplomazia multilivello che protegga i civili e apra corridoi umanitari, evitando che il Libano diventi l’epicentro di un nuovo conflitto».
- Dialogo interreligioso strutturato
«Cristiani e musulmani devono essere protagonisti attivi della stabilità», ricorda Aodi.
La visita pontificia lo ha ribadito davanti ai leader religiosi: cooperazione, educazione e rispetto reciproco sono condizioni essenziali.
- Dignità economica e sociale
Crisi economica, fuga di cervelli, disoccupazione giovanile e impoverimento diffuso stanno destabilizzando il Paese. Aodi: «Servono investimenti internazionali e un piano strutturale per ricostruire fiducia, servizi, sanità e opportunità».
“La visita di Papa Leone in Libano è un segnale di pace. Ora servono gesti concreti per la stabilità della regione”
“Co-mai, UMEM, AISC_NEWS e i nostri rappresentanti in Libano, tra cui il collega, il professor Raef Reda, segretario generale Umem, accolgono e apprezzano profondamente la visita di Papa Leone in Libano. È una visita storica: un momento di grande importanza internazionale e un sostegno concreto per una popolazione magnifica come quella libanese, che ha sofferto e si è sacrificata enormemente negli anni, anche per le questioni palestinese e siriana”, afferma Aodi.
Il Libano occupa da sempre uno spazio d’amore nel mondo arabo, ed è un faro del dialogo interculturale e interreligioso. È fondamentale continuare a sostenere il dialogo tra cristiani, maroniti, sciiti, sunniti e copti. La Co-mai è nata proprio come realtà laica: i fondatori appartengono a diverse fedi e culture, su impulso del sottoscritto. Questo spirito è lo stesso che anima l’Unione Medica Euromediterranea, dove i nostri medici rappresentanti in Libano, coordinati dal professor Raef Reda, lavorano ogni giorno per favorire il dialogo interreligioso.”
“Papa Leone ha sorpreso tutti con due viaggi simbolici e significativi: prima la Turchia, ora il Libano. Tanti si chiedevano come sarebbe stato il ‘dopo Papa Francesco’. Oggi possiamo dire che, con queste visite, Papa Leone testimonia una continuità importante, perché Papa Francesco ha lasciato un vuoto grande, un amore profondo nel mondo arabo e musulmano. Speriamo che Papa Leone, attraverso gesti concreti e aperture coraggiose, possa colmare quel vuoto e contribuire a costruire un percorso reale di pace.”
“Il Libano va protetto. Diciamo no agli attacchi contro il Libano. Sosteniamo con forza la soluzione dei due popoli e due Stati per Palestina e Israele, ed è arrivato il momento di archiviare definitivamente le sofferenze del popolo palestinese. Il popolo libanese, siriano, iracheno, libico, yemenita — e tutti i popoli che hanno sofferto in questi anni — meritano indipendenza, serenità e una pace duratura. Questa è la nostra missione.”
“Noi abbiamo scritto una pagina di storia con l’iniziativa ‘Cristiani in moschea, musulmani in chiesa’, promossa da Co-mai e Uniti per Unire. Mai, in Italia e in Europa, era stata realizzata un’iniziativa internazionale di questo calibro. Oltre 3 milioni di partecipanti l’11 e 12 settembre 2016, nel giorno e alla vigilia dell’Eid. In Libano e in Medio Oriente siamo abituati a vivere cristiani in moschea e musulmani in chiesa: questo modello deve continuare. Speriamo che anche Papa Leone continui a valorizzare questa iniziativa, apprezzata da Papa Francesco e dalle istituzioni italiane. È un impegno, una missione che deve proseguire, e auspichiamo che tutte le comunità interreligiose continuino su questa strada.”, conclude Aodi.
Dialogo interreligioso e rappresentanza
Aodi sottolinea che la visita di Papa Leone XIV in Libano assume un valore simbolico straordinario anche per il confronto quotidiano contro islamofobia, antisemitismo e ogni forma di razzismo religioso in Italia e in Europa. «Ogni giorno – spiega – lavoriamo per contrastare disinformazione mediatica e narrazioni distorte che colpiscono l’Islam e tutte le confessioni religiose».
Ribadisce inoltre la contrarietà assoluta a qualsiasi iniziativa che isoli i musulmani in partiti o movimenti costruiti “per appartenenza”: «Sono azioni che vanno contro l’integrazione». Aodi ricorda la necessità di iniziative realmente condivise e non personalistiche: «Bene promuovere dialogo interculturale e interreligioso, ma non attraverso figure che si autoproclamano rappresentanti del mondo musulmano. Il mondo arabo e musulmano è rappresentato dalle comunità e dalle associazioni ufficialmente istituite: nessuno può parlare da solo a nome di milioni di fedeli».
Richiamando l’esperienza delle iniziative congiunte – dalle giornate dell’11 e 12 settembre fino agli incontri aperti nelle moschee e nelle chiese – Aodi invita a superare le letture parziali: «Non possiamo parlare solo di cristiani in moschea o solo di musulmani in chiesa. Servono gesti reciproci, non unilaterali».
Per il fondatore di AMSI, UMEM e Co-mai l’unica via resta chiara: «Dialogo vero, istituzionale, plurale. La visita del Papa in Libano è un faro che richiama tutti alla responsabilità: costruire ponti, non personalismi».
Le richieste della rete AMSI–UMEM–Co-mai–Uniti per Unire
Le associazioni propongono:
- un tavolo permanente euro-mediterraneo su pace e convivenza interreligiosa;
- programmi di cooperazione sanitaria per supportare ospedali, professionisti e studenti libanesi;
- iniziative congiunte tra università, comunità religiose e ONG per formazione, mediazione e giovani;
- un fondo internazionale per il Libano, dedicato a salute, educazione, inclusione sociale e sostegno alle minoranze;
- campagne comuni contro odio, discriminazione e radicalizzazioni.
Aodi insieme al Consiglio direttivo Co-mai ,Belaitouche e Srouji «Il messaggio del Papa è un vaccino contro le divisioni. Sta a noi trasformarlo in azione»
«Il viaggio del Papa — conclude Aodi — è un vaccino contro le divisioni, contro l’odio e contro le narrative che vogliono un Mediterraneo spaccato. Sta a noi, come movimenti, professionisti, comunità e istituzioni, trasformare questo messaggio in azione concreta.
Dal Libano può ripartire un Mediterraneo più umano, più sicuro, più giusto e più unito».
