AgenPress. SLC CGIL, FISTEL CISL e UILCOM UIL esprimono profonda preoccupazione e disapprovazione in merito alla conferma, da parte del Gruppo Gedi, della trattativa in corso per la potenziale cessione di La Repubblica e delle altre attività editoriali al Gruppo greco Antenna della famiglia Kyriakou.
Le organizzazioni sindacali SLC CGIL, FISTEL CISL e UILCOM UIL esprimono con fermezza il loro disappunto alla decisione della proprietà di mettere in vendita il gruppo editoriale GEDI, un patrimonio inestimabile del sistema mediatico italiano. Questa scelta non rappresenta solo un’operazione economica, ma segna un grave passo indietro nel riconoscimento del valore e della funzione sociale dell’informazione nel nostro Paese. Il gruppo GEDI, con la sua lunga e prestigiosa storia, ha svolto un ruolo cruciale nella formazione del dibattito pubblico e nell’informazione di qualità.
Le sue testate, da “La Repubblica”, a “La Stampa”, a “L’Espresso”, non sono solo mezzi di comunicazione, ma istituzioni che hanno accompagnato e raccontato la crescita democratica dell’Italia, affrontando temi fondamentali per la società e contribuendo a dare voce a tutte le istanze della popolazione.
La decisione di vendere un’azienda storica come GEDI non può essere giustificata da meri criteri di profitto. Si tratta di un attacco diretto a un settore che ha già subito troppi tagli e che, in un momento di crisi come quello attuale, ha bisogno di investimenti e di visione, non di dismissioni. La vendita di GEDI rappresenterebbe la svendita di un pezzo fondamentale della nostra cultura e del nostro patrimonio informativo.
SLC CGIL, FISTEL CISL e UILCOM UIL non possono restare in silenzio di fronte a questa scelta. Riteniamo sotto tutti i punti di vista irresponsabile questa operazione che rischia di compromettere l’indipendenza e la diversità dell’informazione. Sappiamo bene che la libertà di stampa e il diritto all’informazione sono valori fondamentali per la nostra democrazia. La vendita di GEDI non è supportata da un chiaro e nitido progetto industriale né tanto meno da uno editoriale, rappresentando per noi un serio e concreto rischio per la salvaguardia dell’occupazione.
Di fronte a un’operazione di tale portata, che ridisegna il panorama informativo nazionale, la nostra principale e inderogabile priorità è la salvaguardia dei livelli occupazionali e il mantenimento delle condizioni per tutti i lavoratori e le lavoratrici coinvolti con garanzie chiare: per questo chiediamo che l’attuale proprietà fornisca chiare garanzie sul mantenimento di tutte le professionalità presenti in azienda. Non accetteremo esuberi o ipotesi di riorganizzazione che penalizzino i dipendenti e ribadiamo l’esigenza di avviare un confronto immediato con le Organizzazioni sindacali. In questo momento critico, facciamo appello a tutti i lavoratori del settore e a tutte le forze politiche affinché si uniscano in una battaglia per la salvaguardia di GEDI e del suo perimetro occupazionale.
È fondamentale che la politica si faccia carico di questa situazione e intervenga per garantire che la storia e il valore di GEDI non vengano sacrificati seguendo solamente logiche finanziaria. Chiediamo alla proprietà di convocare immediatamente un tavolo per dire finalmente la verità sulle sorti del gruppo e di impegnarsi per un piano di rilancio che valorizzi il patrimonio editoriale e garantisca le persone che vi lavorano, piuttosto che gettarlo al macero.
Non permetteremo che il nostro passato venga cancellato e che il nostro futuro sia messo a repentaglio. Invitiamo tutti i cittadini a seguire con attenzione gli sviluppi di questa vicenda e a sostenere le nostre iniziative. La battaglia per GEDI è anche una battaglia per la salvaguardia della pluralità dell’informazione in Italia.
