Catania. Giudice non convalida il trattenimento di un migrante. “L’Egitto non è un paese sicuro, in essere gravi violazioni diritti umani”

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AgenPress –  Una lista di ‘paesi sicuri’ “non esime il giudice all’obbligo di una verifica della compatibilità” di tale “designazione con il diritto dell’Unione europea” e “in Egitto ci sono gravi violazioni dei diritti umani” che “investono le libertà di un ordinamento democratico”.

La decisione è del presidente della sezione Immigrazione del Tribunale di Catania, Massimo Escher, nel provvedimento con cui non ha convalidato il trattenimento disposto dal questore di Ragusa di un migrante arrivato dall’Egitto, che a Pozzallo ha chiesto lo status di rifugiato. “E’ la prima pronuncia di questo tipo dopo il decreto legge sui paesi sicuri”, commenta il legale del migrante, l’avvocata Rosa Emanuela Lo Faro.

I provvedimenti di “non convalida” emessi dal Tribunale di Catania di trattenimenti disposti dal Questore di Ragusa per migranti che hanno presentato domanda di riconoscimento di protezione internazionale. La decisione, con singoli provvedimenti, ha riguardato tre egiziani e due bengalesi. Come l’Egitto, evidentemente, anche il Bangladesh, come già avvenuto in precedenti valutazioni, è stato ritenuto paese non sicuro.

A firmare, singolarmente, i cinque provvedimenti sono stati tre dei sei giudici della sezione immigrazione che si occupa di protezione internazionale del Tribunale di Catania: Massimo Escher, Rosario Cupri e Stefania Muratore.

L’Egitto, secondo il giudice, non è un Paese che ha requisiti di sicurezza. “In Egitto – scrive il presidente Escher – esistono gravi violazioni di diritti umani che, in contrasto con il diritto europeo citato, persistono in maniera generale e costante e investono non soltanto ampie e indefinite categorie di persone (come dimostra l’inserimento tra le eccezioni della categoria dei ‘difensori dei diritti umani’, che individua l’esistenza di violazioni dei diritti di soggetti che agiscono per la stessa tutela dei diritti dell’uomo) ma anche il nucleo delle libertà fondamentali che connotano un ordinamento democratico e che dovrebbero costituire la cornice di riferimento in sui ci inserisce la nozione di Paese sicuro secondo la direttiva europea”.

Nel provvedimento il giudice dichiara “irrilevante la questione di legittimità costituzionale sollevata dal richiedente protezione” e “non convalida il provvedimento del Questore di Ragusa con il quale è stato disposto di trattenimento” del migrante. La decisione è del presidente della sezione Immigrazione del Tribunale di Catania, Massimo Escher, che sottolinea la necessità, nel valutare il trattenimento, di esaminare la qualifica data all’Egitto, con il decreto legge del 23 ottobre 2024, che lo include “in una lista che non prevede alcuna eccezione, né per aree territoriali né per caratteristiche personali”. Per il Tribunale questa “qualificazione non esime il giudice dall’obbligo di verifica della compatibilità della designazione con il diritto dell’Unione europea, obbligo affermato in modo chiaro e senza riserve dalla Corte di giustizia europea nella sentenza della Gran Camera del 4 ottobre 2024”.

Pena di morte, torture, repressione del dissenso e dei diritti delle persone Lgbti: il Tribunale di Catania indica queste “gravi criticità” in Egitto, definendo Paese non sicuro, nella sentenza che ha annullato il trattenimento di un cittadino egiziano. Il giudice richiama le cosiddette “Country of origin information” (Coi) del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, non contenute nel recente decreto legge 158/24 proprio in merito alla situazione in Egitto. “L’Egitto – riporta il giudice Massimo Escher – è uno dei Paesi nei quali si pratica la pena di morte e nel quale il numero delle esecuzioni è fra i più alti.

Vi sono restrizioni della libertà personale, di parola e di stampa, provate da detenzioni preventive e “sparizioni forzate”. Il giudice Escher cita il fatto che “nell’ultimo rapporto del Comitato sulla tortura delle Nazioni Unite, che ha affrontato anche la situazione in Egitto, si esprime preoccupazione per il fatto che la legislazione anti-terrorismo contenga definizioni molto vaghe delle fattispecie legate al terrorismo, che sono usate per “mettere a tacere” i critici del Governo.

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