Papa Francesco ha aperto la Porta Santa a Rebibbia. Appello ai detenuti: “non perdete la speranza, spalancate le porte del cuore”

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AgenPress – “L”apertura di questa Porta Santa sia per tutti noi un impegno a guardare il nostro avvenire con speranza. La Prima Porta Santa l’ho aperta a Natale a San Pietro, ma ho voluto che la seconda Porta Santa fosse qui, in un carcere. Ho voluto che ognuno di noi che siamo qui, dentro e fuori, avessimo la possibilità anche di spalancare le porte del cuore e capire che la speranza non delude”.

Così Papa Francesco dopo aver aperto  la Porta Santa nel carcere di Rebibbia che accoglie 1.500 detenuti, un centinaio dei quali presenti alla celebrazione eucaristica, insieme ai volontari, agli agenti penitenziari e ai dirigenti del carcere.

È la prima volta, in un Giubileo ordinario. Francesco ha dunque ripetuto tra i reclusi lo stesso gesto che ha fatto la sera del 24 dicembre, dando inizio ufficiale al Giubileo ordinario del 2025 aprendo la Porta Santa della basilica di San Pietro.Prima di aprire la Porta Santa nella Cappella del Padre Nostro, il Santo Padre ha chiamato con sé il vescovo ausiliare di Roma, mons. Benoni Ambarus. Poi si è alzato in piedi dalla sedia a rotelle e ha varcato in piedi la Porta, dopo aver bussato.

“Non perdere la speranza: questo è il messaggio che voglio darvi, a tutti, io per primo. Spalancare la Porta è un bel gesto, ma quello più importante è aprire il cuore”, ha esordito Francesco: “I cuori aperti, questo fa la fratellanza. I cuori chiusi non aiutano. La grazia del Giubileo è soprattutto aprire i cuori alla speranza. La speranza non delude mai: pensate bene a questo. Nei momenti brutti uno pensa che tutto è finito, che non si risolve niente, ma la speranza non delude mai. A me piace pensare alla speranza come ancora che è sulla riva, e noi con la corda siamo lì, sicuri, perché la nostra speranza è con l’ancora sulla terra”. “Non perdere la speranza, la speranza non delude mai”, l’invito del Papa ai detenuti: “Alle volte la corda è difficile, ci fa male alle mani. Sempre con la corda in mano, guardando la riva, l’ancora ci porta avanti. Sempre c’è qualcosa di buono, per andare avanti. La mano nella corda, e – secondo – le finestre spalancate, le porte spalancate. Soprattutto la porta del cuore: quando è chiuso il cuore diventa duro, come la pietra. Anche nelle situazioni più difficili – ognuno di noi ha la propria – ma sempre il cuore aperto. Il cuore, che è quello che ci fa fratelli”.

“Spalancate le porte del cuore!”, ha esclamato Francesco: “Ognuno sa come farlo. Ognuno sa dove la porta è chiusa o semichiusa, ognuno lo sa. Due cose vi dico: la mano nella corda con l’ancora della speranza. Secondo: spalancate le porte del cuore. Abbiamo spalancato questa Porta, ma questa è un segnale della porta del nostro cuore. Vi auguro un grande Giubileo e molta pace. E tutti i giorni prego per voi. Non è un modo di dire: penso a voi e prego per voi”.

Una donna e un uomo, entrambi reclusi a Rebibbia, insieme a due educatori portano i doni dell’offertorio. Il rito della comunione ha come sottofondo il canto tipicamente natalizio “Astro del ciel”. L’amministrazione penitenziaria regala al Papa un quadro di Cristo con le mani protese in avanti realizzato dall’artista Elio Lucente, ex poliziotto penitenziario. In dono pure un cesto di prodotti delle detenute di Rebibbia femminile: olio, biscotti, ceramiche e bavaglini, frutto del loro lavoro.

Francesco ha ricambiato con una riproduzione della Porta Santa e una pergamena in memoria di questa celebrazione finora unica nel suo genere. “A ricordo della visita che Papa Francesco ha compiuto al Polo Penitenziario di Rebibbia durante il Giubileo ordinario 2025 dove ha aperto la Porta Santa nella Chiesa del Padre Nostro”, si legge. Sotto la motivazione:

“Come segno di speranza per recuperare fiducia in sé stessi e ritrovare la stima e la solidarietà della società”

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