Ora è il momento della verità: si vedrà chi ci crede e chi no, chi è pronto a rischiare e chi a lucrare.
Quel che resta del popolo democristiano non ci farà sconti, c’è da esserne certi.
AgenPress. C’è grande interesse per quanto sta avvenendo nei dintorni degli ultimi partiti democristiani presenti in parlamento e nel Paese. Per la prima volta, dopo trent’anni, si percepisce la possibilità non velleitaria di un nuovo inizio, magari non eclatante, ma a suo modo suggestivo: il suggerimento di un magistrato avellinese costringe i partiti a varcare la soglia della eterna lite giudiziaria, confrontandosi con una ipotesi concreta di ritorno della Dc.
La soluzione giuridica è semplice, limpida: ciascun partito che si sente titolare di diritti sul nome e il simbolo della Dc, conferisce questi diritti a un nuovo soggetto unitario. Non importa se i diritti siano reali o presunti, velleitari o consolidati: importa il gesto comune, la rinuncia alla privativa e dunque alla convenienza.
Penso di aver fatto il mio dovere: sono stato il primo a mettere a disposizione del progetto il nome della Democrazia Cristiana, da me ininterrottamente utilizzato dal 2004, sulla base di una autorizzazione degli eredi aventi diritto del partito storico. Ho fatto un passo indietro, e ne sono orgoglioso.
Questo percorso mette tutti di fronte a una precisa responsabilità: accettare la sfida di ritrovarsi, o provare a rinchiudersi nuovamente nel fortino delle convenienze maturate nel trentennio della diaspora, ciascuno assiso sul tronetto che da solo si è fabbricato.
Ora è il momento della verità: si vedrà chi ci crede e chi no, chi è pronto a rischiare e chi a lucrare. Sarà un momento bellissimo, perché nessuno di noi potrà nascondersi e finalmente ciascuno assumerà una responsabilità pubblica e riconoscibile. E quel che resta del popolo democristiano non ci farà sconti, c’è da esserne certi.
E’ quanto dichiara, in una nota, l’on. Gianfranco Rotondi.