AgenPress. La decisione della Corte dei conti di negare la registrazione alla delibera CIPESS che impegna 13,5 miliardi di euro per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina apre un caso istituzionale senza precedenti recenti.
Non siamo davanti a un rilievo tecnico su un singolo appalto, ma a un atto di valore politico e strategico deliberato da un governo legittimamente eletto e sostenuto da un preciso mandato parlamentare. Il controllo della Corte dei conti, ha una funzione di garanzia di legittimità, non di merito o di opportunità politica.
È un presidio contro l’arbitrio amministrativo, non un veto politico-preventivo sull’azione di governo. Il rischio è che il contrappeso travalichi il proprio perimetro e finisca per sostituirsi alla responsabilità democratica del Parlamento e del Governo. In altri grandi Paesi europei — dalla Francia alla Germania, dal Regno Unito ai Paesi Bassi — le Corti dei conti svolgono controlli successivi, di tipo finanziario e valutativo. Non hanno il potere di bloccare preventivamente un atto di spesa pubblica approvato da un esecutivo legittimo.
È una differenza sostanziale, che spiega perché in Italia troppe opere restino impantanate tra pareri, bollinature e rilievi con il risultato che i cantieri si aprono quando altrove sono già stati completati. Il Ponte sullo Stretto è un progetto di portata nazionale e mediterranea, destinato a cambiare la geografia economica del Paese.
La dialettica istituzionale è legittima, ma il principio di sovranità popolare impone che le scelte strategiche spettino alla politica, non alla burocrazia o alla giurisdizione contabile. Se ogni grande decisione dovrà passare il vaglio di funzionari e revisori che si arrogano il diritto di riscrivere la volontà del legislatore, allora il Paese resterà fermo — perfettamente conforme, ma irrimediabilmente immobile.
Forse sarebbe il momento di spostare il controllo dal “prima” al “dopo”, rafforzando la trasparenza e la responsabilità sull’esecuzione e sui risultati, anziche’ bloccare in partenza opere che l’Italia attende da decenni.
Perché il compito della Corte dei conti non è fermare lo sviluppo, ma assicurare che le risorse pubbliche siano spese bene e fino in fondo. Il Ponte non va “bollinato”: va costruito.
Saverio Romano coordinatore politico di Noi Moderati.
