AgenPress – L’arcivescovo di Praga Jan Graubner durante la messa celebrata nella cattedrale San Vito al Castello di Praga per le vittime della strage di giovedì ha invitato i presenti a deporre una rosa per ogni vittima della strage, e un’ultima rosa anche per il killer. “Perdonare un crimine non significa approvare il male”, ha detto Graubner aggiungendo che l’amore è più forte del male. Sull’altare alla fine erano 18 rose bianche: per le 14 vittime, per il padre e la neonata uccise nella foresta di Klanovice, per il padre del killer e per lo stesso killer.
“Oggi, in questo giorno di lutto nazionale, il mio pensiero va alla nazione ceca e alle famiglie delle vittime, tra cui soprattutto gli studenti che hanno perso la vita così prematuramente e brutalmente. L’Europa è al vostro fianco in questo momento difficile. I nostri cuori si stringono a voi”, ha scritto su X la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, in occasione della giornata di lutto nazionale proclamata a Praga dopo la sparatoria del 21 dicembre. Al cordoglio si è unita, sempre su X, la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola: “Oggi ricordiamo tutti coloro che sono morti nell’attacco di giovedì e coloro che si stanno ancora riprendendo. Rimanete forti Repubblica Ceca”, ha scritto.
“E’ difficile trovare le parole per esprimere da un lato la condanna, e dall’altra il dolore e la sofferenza che l’intera nostra società sta patendo in questi giorni che precedono il Natale”, ha dichiarato il primo ministro ceco, Petr Fiala.
David Kozak si è reso responsabile anche della morte di un uomo di 33 anni e della figlioletta di appena due mesi, nella foresta di Klanovicky, appena fuori la capitale. Lo hanno annunciato il ministro degli Interni e la polizia della Repubblica Ceca. “Stiamo lavorando molto seriamente su questa pista”, ha fatto sapere la polizia. La convinzione è che il killer, che non ha precedenti penali, abbia scelto le sue vittime a caso.
Kozak aveva reso noto il suo piano omicida sui social. Lo avrebbe fatto utilizzando Telegram, dove, prima di recarsi al quarto piano dell’edificio che ospita la Facoltà di Lettere, avrebbe scritto: “Il mio nome è David. Voglio sparare a una scuola e magari uccidermi”. Secondo il capo della polizia ceca, Martin Vondra’ek, l’uomo aveva un porto d’armi e possedeva un vero e proprio arsenale.
E nella sua casa a Hostoun nei pressi di Kladno a trenta chilometri da Praga , oltre al cadavere del padre – la prima delle sue vittime – secondo il sito PrahaIn.cz, è stato trovato un ordigno composto “da bombole, munizioni, materiale pirotecnico e sostanze chimiche”, ha detto al sito una fonte vicina alle indagini. “La cantina sembrava un bunker. La bottiglia era grande, aveva diversi cavi collegati ad essa, che conducevano ad altre apparecchiature. A mio parere, conteneva un sistema che avrebbe causato l’esplosione”, ha dichiarato il testimone.
Kozak si sarebbe stato ispirato ad una ragazza russa di 14 anni che aveva compiuto un attacco simile all’inizio di questo mese.
Era uno studente di storia che ottenne ottimi risultati all’università. Si laurea in storia europea, e prosegue gli studi magistrali in cui si concentra sulla storia della Polonia.
La buona riuscita dei suoi studi è testimoniata dal premio ricevuto a maggio dall’Istituto Polacco di Praga per l’opera “Problemi dell’antagonismo dei contadini galiziani e rivolta di Cracovia del 1846”.
Allo stesso tempo, il ventiquattrenne soffriva di problemi mentali e pensieri perversi gli attraversavano la testa. Voleva uccidere e, a giudicare dal messaggio che ha lasciato sul social network Telegram, ha pensato a lungo a tutto.
Tra le fonti di ‘ispirazione’ anche il 19enne Ilnaz Renatovich Galyaviev, il protagonista della strage nella scuola di Kazan in Russia (9 morti l’11 maggio 2021). “Ho sempre voluto uccidere – si legge nel diario attribuito a David Kozak – è più redditizio fare una strage di massa piuttosto che omicidi seriali”.