Afghanistan. Il governo britannico riteneva “improbabile” la caduta di Kabul nel 2021

AgenPress – Accusato di aver sottovalutato la crisi afghana, il ministro britannico degli Esteri, Dominic Raab, ha spiegato alla commissione Esteri della Camera che era questa la “valutazione centrale” su cui si operava, sostenuta dai militari e dal Jic, il Comitato congiunto dell’intelligence. La valutazione era che “dato il ritiro delle truppe entro la fine di agosto, ci sarebbe stato un costante peggioramento a partire da quella data ed era improbabile che Kabul sarebbe caduta quest’anno”, ha affermato Raab.

Tutto ciò “era ampiamento condiviso dagli alleati della Nato”, ha puntualizzato. Raab ha confermato che alcune guardie afghane dell’ambasciata britannica non sono state evacuate perché non gli era stato dato il permesso scritto per accedere all’aeroporto, aggiungendo di aver chiesto un rapporto per chiarire l’accaduto. Infine ha assicurato che non sono stati lasciati ritratti della regina, evitando il rischio che vengano usati dai talebani come propaganda. Raab è stato molto criticato perché si trovava in vacanza a Creta quando è caduta Kabul e dall’isola greca ha delegato ad un sottosegretario una telefonata al capo della diplomazia afghana.

In un’audizione straordinaria dinanzi ai Deputati della Commissione Esteri della Camera dei Comuni, il presidente stesso della commissione, Tom Tugendhat, suo compagno di partito, ex ufficiale e veterano della trincea afghana, non ha esitato a bollare come “il più grande, singolo disastro di politica estera dalla crisi di Suez”: figuraccia che nel lontano 1956 segnò di fatto la fine di ogni residua pretesa coloniale esplicita per Francia e Gran Bretagna.

Un disastro rispetto al quale Raab ha chiamato in causa se non altro come corresponsabili gli alleati – da Washington ai partner europei – nonché i rapporti e le previsioni improntate a evidente sottovalutazione dei talebani (o sopravvalutazione delle forze lasciate al potere a Kabul) partoriti nelle varie capitali da agenzie di controspionaggio e generali stellati dopo ben 20 anni di presenza nel paese asiatico. Il ministro degli Esteri britannico ha provato comunque a difendere “lo sforzo” condotto dal suo governo come da altri per portar fuori dal paese 15.000 persone in due settimane (su 120.000 circa soccorse dall’intera coalizione); 17.000 includendo i trasferimenti anticipati avviati da londra “da aprile”.

Ma – preso di mira dalle accuse d’inazione di alcuni deputati, da qualche bacchettata personale rivolta a lui stesso e a Johnson per essere andati inizialmente in vacanza a metà agosto (mentre ai militari di prima linea e licenze venivano revocate già dal 23 luglio) e da qualche singola richiesta di dimissioni dell’opposizione laburista – non é stato tuttavia in grado d’indicare una cifra precisa degli afghani amici rimasti per il momento indietro. Limitandosi ad annunciare un suo tour diplomatico d’urgenza nei paesi della regione per cercare di strappare all’undicesima ora garanzie sul mantenimento di corridoi d’uscita per coloro che vogliono ancora fuggire dall’Afghanistan.

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