Coronavirus, Francesco Lauri, avvocato e fondatore di Osservatorio Sanità a SprayNews.it: “nelle Rsa si è giocato sulla pelle degli anziani”

Agenpress. «A gennaio c’erano già i protocolli per i medici base per fare il triage telefonico, subito dopo vedono la luce gli altri protocolli. Ebbene, le Rsa non avranno protocolli e linee guida fino a 15-20 giorni fa. Quello che è accaduto, e sta purtroppo ancora accadendo, è un disastro annunciato» dice l’avvocato Francesco Lauri quando gli chiediamo di analizzare per i lettori di Spraynews lo scandalo che vede protagoniste le Residenze sanitarie assistenziali.

Pochi giorni fa la Guardia di Finanza, ha effettuato una perquisizione negli uffici del Pio Albergo Trivulzio, il centro unico di smistamento dei malati Covid in Lombardia. Ieri le Fiamme Gialle hanno bussato alle porte del Pirellone per capire come le Rsa siano diventate l’epicentro del coronavirus.

Sono centinaia gli anziani morti in queste strutture, in Lombardia ma anche nel resto d’Italia (sono più di 40 le strutture finite ad oggi nel mirino degli inquirenti) ed è «giusto ed urgente», dice Lauri «individuare le responsabilità e punire chi non ha fatto nulla per fermare questa mattanza».

Parla con cognizione di causa l’avvocato, che nel 2006 ha fondato Osservatorio Sanità, associazione di esperti in diritto sanitario – avvocati e medici legali – impegnata sul fronte della tutela dei cittadini che hanno subito danni da errate prestazioni mediche e con uno sguardo rivolto anche all’analisi e all’organizzazione delle prestazioni sanitarie.

Era possibile commettere errori, ma nella fase iniziali della pandemia, quando ancora non sia aveva ben chiaro che cosa si doveva affrontare e come. Ma qui, nel caso delle Rsa, sono passati quasi due mesi dall’inizio del contagio.

«Le Rsa in Italia sono 4630, di cui un quinto circa in Lombardia ed ospitano complessivamente 300mila degenti. Una città media di provincia è stata attraversata e martoriata dal Covid-19 senza che si mettessero in campo tutte le misure idonee a fermare il contagio. Anzi. A fine marzo non era ancora stata approntata nessuna linea guida né protocolli per la gestione degli anziani e del personale sanitario impiegato nelle Rsa. E’ una cosa assurda se solo si pensa che quelli che più di tutti dovevano essere attenzionati e allarmati sono stati gli ultimi a partire.

Delle circa 600 residenze per anziani controllate dai Carabinieri il 17 per cento era assolutamente impreparato ad affrontare e gestire l’emergenza. La quasi mancanza di protezioni, mascherine, occhiali e calzari per i medici e i sanitari che operano nelle Rsa ha fatto sì che le fiammelle dell’infezione diventassero un incendio in pochissimo tempo.  Eppure proprio in queste strutture, sono stati mandati i malati Covid a bassa intensità, con la motivazione che si dovevano liberare i reparti di terapia intensiva negli ospedali! Ma mi domando: possibile che nessuno avesse letto il report dell’Istituto superiore di sanità che il 5 marzo (e in un secondo rapporto del 17 marzo) indicava nella fascia d’età tra i 70 e i 90 anni quella più debole e quindi più aggredibile dal virus? Chi doveva gestire l’emergenza da coronavirus sapeva il potenziale esplosivo che potevano rappresentare le strutture per anziani e doveva fare di tutto per evitare che si verificassero tutti questi decessi».

E invece è accaduto il contrario?

«Quello che noi ipotizziamo e porteremo all’attenzione dei pm è un dolo eventuale. Dolo eventuale è quando tu, direttore sanitario e proprietario di una Rsa, sai che c’è un rischio ma te ne disinteressi, te ne freghi, e proprio grazie a questo comportamento negligente l’evento si verifica.  Questo modo di agire ha comportato che si sono infettati medici e infermieri e sono dovuti andare in quarantena, col risultato di avere personale ridotto quando ne sarebbe servito addirittura di più. Ma non solo. Alcune testimonianze che stiamo raccogliendo in questi giorni ci portano a ritenere che vi sia stato un ordine non tacito ma esplicito da parte di chi gestisce queste strutture a lasciare gli anziani al letto il più possibile. La parola d’ordine, e forse il vero e proprio ordine, è stato di lasciarli allettati. Ma un anziano che resta allettato, cui sia negata la motilità, è condannato ad aggravarsi e quindi a morire. Se davvero quest’ultima ipotesi fosse confermata saremmo ben oltre il dolo. Saremmo all’omicidio colposo. Le indagini porteranno a far saltare il coperchio. Perché non è stato impedito che gli anziani si contagiassero tra di loro? Perché nulla è stato fatto per impedire che a contrarre il virus fossero medici ed infermieri? Perché gli anziani sono stati lasciati abbandonati a se stessi? Leggerezza, cinismo e interessi, “affari”, hanno costituito il cocktail micidiale che ha causato centinaia di morti nelle Rsa».

Avvocato si discute in questi giorni di uno scudo penale e civile per medici e infermieri in prima linea per il coronavirus. Come la giudica?

«Dobbiamo distinguere e vigilare affinché non vi siano scopi nascosti».

Si spieghi?

«L’idea di uno scudo penale e civile per chi è stato in prima linea a contrastare il Covid-19 mi sembrerebbe un atto doveroso, un gesto di riconoscenza per chi ha messo a rischio la propria vita nelle corsie degli ospedali senza nemmeno le giuste protezioni. Non vorrei però che questo scudo finisca per interessare pure le dirigenze, chi doveva decidere e non ha deciso o ha deciso male»

Un’ultima domanda: si parla tanto di anziani da proteggere, poi vediamo che in realtà sono trattati come carne da macello.

«Purtroppo è così. E sono sicuro che se prima della pandemia fossimo andati nelle Rsa avremmo riscontrato molti casi di abbandono. Però voglio anche dire, e mi permetta questa digressione etica prima ancora che sociologica, che questa stage annunciata di anziani dovrebbe farci riflettere anche su di noi e sui nostri comportamenti.  Se 300 mila anziani sono parcheggiati nelle Rsa forse un po’ di colpa è anche delle famiglie. Una volta i vecchi stavano in casa a meno che non richiedessero cure e assistenza particolari. Oggi purtroppo gli anziani sono un incomodo. E’ un segno dei tempi. Dicono che dalla pandemia usciremo migliori, Me lo auguro, a partire dai più deboli, dagli anziani».

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