Craxi. Eugenio Bennato. Dargli omaggio lo avverto come dovere, questo è al di sopra dell’opportunismo politico

Agenpress – “Ho accettato subito l’invito di Stefania Craxi perché ho un bellissimo ricordo dell’esperienza che ho avuto con Bettino Craxi.  La prima volta che lo incontrai era il 1985, io ero a Tunisi in concerto al Teatro comunale. Il direttore del teatro mi disse che forse sarebbe venuto il presidente Craxi. Io ero scettico su questo annuncio, però quando si aprì il sipario Craxi era lì. Mi colpì il fatto che lui, nel pieno della sua attività politica, fosse ad Hammamet e non perse l’occasione di venire a vedere questi giovani musicisti italiani”.

Così il cantautore Eugenio Bennato  intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus, intervistato dal direttore Gianluca Fabi ad Hammamet nel corso delle celebrazioni per il ventennale della scomparsa di Bettino Craxi.

“Lui fu molto coinvolto, al punto di invitare a cena me e tutti i musicisti. Ovviamente eravamo affascinati dalla sua capacità di affabulare con racconti di storia vera, la storia di cui lui era appassionato. Questa cosa si è ripetuta anche nell’ultimo periodo. Credo di essere uno dei musicisti italiani che più ha suonato in Tunisia. Evidentemente il mio tipo di musica ha un senso ad essere rappresentato nel Maghreb”.

“Ogni volta che suonavo in Tunisia venivano Bettino e Anna e poi andavamo anche a cena nella sua villa straordinaria. Era la casa di un intellettuale, come casa mia, piena di disordine, di libri e di giornali. Fino all’ultima volta, nel 1989, che Bettino non venne, venne solo la moglie che mi disse che Bettino non era riuscito a venire perché camminava a stento. Però comunque volle che andassi a cena da lui”.

“Poi tornammo in Italia e avemmo la notizia che era scomparso. Una persona semplice ed interessante, tutte le cose che diceva erano di grande valore. Non abbiamo mai parlato dei suoi problemi politici, parlava di storia. Però ricordo che quando ci vedemmo l’ultima volta si arrabbiò e disse: ‘Eugenio, se ci fossi ancora io le bombe su Belgrado non cadrebbero!’. Lo disse battendo un pugno sul tavolo. Dare omaggio alla cultura di Craxi lo avverto come dovere, questo è al di sopra dell’opportunismo politico e non potevo certo accodarmi a quel linciaggio mediatico che non ho mai approvato”.

Su Napoli oggi. “E’ una città come sempre sorprendente, con tutti i suoi problemi. Si parla di rinascita, io non riesco a coglierla molto, quello che riesco a cogliere di Napoli è la sua capacità di dare stimoli creativi. Gomorra? Esiste l’arte. Quando vedo il film “Gomorra” di Garrone lo ritengo un’opera d’arte sulla violenza contemporanea, che può essere ambientata a Napoli ma anche in qualsiasi altro luogo del pianeta. E’ raccontata con un tocco artistico quindi in quel caso la rispetto. La Gomorra della serie tv non l’ho vista, però sicuramente ha un aspetto speculativo commerciale che comunque è volgare e dà un’immagine di Napoli brutta perché non sublimata da una visione poetica”.

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