Csm. Il Consiglio dei ministri approva la riforma. Chi eletto in politica non farà più il magistrato

AgenPress – Il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario con le norme sullo stop alle porte girevoli.

Per i magistrati eletti non si transige sul ritorno indietro. La bozza della riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario sul tavolo del Consiglio dei ministri prevede infatti che “i magistrati che hanno ricoperto cariche elettive di qualunque tipo o incarichi di governo (da parlamentare nazionale ed europeo, consigliere e presidente di giunta regionale, a consigliere comunale e sindaco) al termine del mandato, non possono più tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale”.

I magistrati ordinari vengono collocati fuori ruolo presso il Ministero di appartenenza. I magistrati amministrativi e contabili “presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ovvero sono destinati allo svolgimento di attività non direttamente giurisdizionali, né giudicanti né requirenti”.

La bozza della riforma introduce il divieto di esercitare funzioni di giudice o pm mentre si ricoprono incarichi elettivi e governativi, anche se in un territorio diverso. Divieto che vale sia per cariche elettive nazionali e locali, sia per incarichi di governo a tutti i livelli. La norma era stata annunciata dalla ministra Cartabia nei mesi scorsi quando si era aperto un dibattito sul caso di Catello Maresca, consigliere comunale a Napoli e contemporaneamente giudice a Campobasso.

I magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari che hanno svolto incarichi apicali nei ministeri o incarichi di governo non elettivi (capi di gabinetto, segretari generali presso i ministeri o ai capi dipartimento), invece, al termine di queste esperienze per tre anni non potranno svolgere funzioni giurisdizionali. La loro destinazione sarà individuata dai rispettivi organi di autogoverno. La stessa disciplina si applicherà ai magistrati che si sono candidati in politica ma non sono stati eletti.

La bozza  introduce anche il voto degli avvocati nei consigli giudiziari sulle valutazioni di professionalità dei magistrati ma solo in un caso: quando cioè il Consiglio dell’Ordine abbia fatto una segnalazione formale di comportamenti scorretti da parte del magistrato che si deve valutare. In questi casi il voto degli avvocati presenti nei Consigli giudiziari sarà unitario.

 I magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari che hanno solto incarichi apicali nei ministeri o incarichi di governo non elettivi (capi di gabinetto, segretari generali presso i ministeri o ai capi dipartimento), al termine di queste esperienze per tre anni non potranno svolgere funzioni giurisdizionali. La loro destinazione sarà individuata dai rispettivi organi di autogoverno. La stessa disciplina si applicherà ai magistrati che si sono candidati in politica ma non sono stati eletti.

Mai più magistrati che svolgono in contemporanea funzioni giurisdizionali e incarichi politici, anche se in un territorio diverso. La bozza introduce il divieto di esercitare funzioni di giudice o pm mentre si ricoprono incarichi elettivi e governativi. Divieto che vale sia per cariche elettive nazionali e locali, sia per incarichi di governo a tutti i livelli. La norma era stata annunciata dalla ministra Cartabia nei mesi scorsi quando si era aperto un dibattito sul caso di Catello Maresca, consigliere comunale a Napoli e contemporaneamente giudice a Campobasso.

 

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