Dopo la fiducia su dl Covid in 30 pronti a lasciare il M5s. Malumori anche su Rousseau

AgenPress – 30 pentastellati sarebbero pronti a lasciare il Movimento.Le ragioni sarebbero da ricercare proprio nella piattaforma online, baluardo, dal 2016, del modello di democrazia della rete proposta sotto il nome del filosofo illuminista. “Se la scelta tra leadership collegiale e capo partito unico sarà affidata al voto online degli iscritti a Rousseau ce ne andremo”, è la voce che circola nelle ultime ore tra i 5 Stelle all’indomani dello strappo registrato tra i seguaci di Grillo e Casaleggio alla Camera, dove il governo ha imposto la fiducia sul decreto Covid.

Stando a quanto racconta il Corriere, sono tanti i parlamentari che non hanno fatto marcia indietro rispetto alle critiche al premier. Come Alvise Maniero: “Non ho capito sinceramente la ratio con cui è stata posta la fiducia. Io sono orgoglioso di avere firmato quell’emendamento. Se una cosa non è giusta io non la voto”. Anche Elisa Siragusa è critica: “Non era un voto di fiducia sul governo, era un atto di forza del governo sul Parlamento”.

Tra i più polemici c’è l’ex ministra Giulia Grillo, che sarebbe tra i trenta pronti a promuovere una scissione “dibattistiana”. Sulle barricate anche Massimo Misiti e Yana Ehm. In tanti, tra gli assenti al voto di fiducia di Montecitorio, preferiscono non parlare. Un silenzio che la dice già lunga sullo stato d’animo.

I malumori riguardano anche lo scegliere tra leadership collegiale e capo politico unico senza passare da un confronto assembleare. Il pericolo da scongiurare per i portatori della protesta è dunque che gli Stati Generali non vengano organizzati in presenza neanche questo autunno.

Il rischio che serpeggia è che si arrivi all’incontro con i giochi già fatti, con la facciata che la commissione di preparazione istituita da Vito Crimi subito dopo il voto delle Regionali contribuirebbe a mantenere.

In tutto questo Luigi Di Maio, favorevole all’idea di leadership collegiale, come d’altronde Di Battista, se ne sta lì a tentar di districare nodi intricati, ascoltando un leitmotiv dei movimenti interni non proprio rassicurante. Non solo malumori, che alla spicciolata entrerebbero in dinamiche interne già in parte corrose, ma conseguenze più concrete anche a livello parlamentare. L’ultimo caso in ordine di tempo è quello della fronda assenteista alla Camera sul dl Covid. Un gruppo di 28 Cinque Stelle non si è presentato per la fiducia.

Chi con la febbre, chi con condizioni improrogabili, chi senza una buona giustificazione fornita. Un segnale che non rassicura neanche sul dl semplificazioni sottoposto al voto del Senato. Le tensioni emerse a proposito riguarderebbero la proposta sul doppio lavoro dei docenti universitari contenuta all’interno del maxi-emendamento.

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