Giornata della Memoria. Tagliente ricorda la Shoah e gli italiani deportati

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AgenPress. Dal 2000, il 27 gennaio di ogni anno, si celebra il “Giorno della Memoria”. Una ricorrenza voluta dal nostro legislatore per ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.


  1. Prefetto come celebra lei come figlio di un reduce della deportazione la Giornata della Memoria ?

Il “Giorno della Memoria” io lo celebro ricordando la Shoah, rendendo omaggio, come gli anni passati, ai 650.000 militari italiani catturati, deportati e internati nei lager tedeschi – tra i quali c’era mio padre Donato – e salutando con grande rispetto tutti i protagonisti delle iniziative volte a diffondere la conoscenza con la rievocazione dei crimini perpetrati prima e durante la seconda guerra mondiale. E tra questi mi piace ricordare anche gli amici della sezione fiorentina dell’Unione Nazionale Veterani dello Sport che hanno organizzato, nel palazzo del Pegaso a Firenze, l’evento: “Campioni nella Memoria – Storie di atleti deportati nei campi di concentramento”

D: Quali sono le storie dei Campioni nella Memoria deportati nei campi di concentramento?

Le storie dei Campioni nella Memoria vengono mostrate nell’ambito di un evento organizzato dai Veterani dello sport a Firenze che, coniugando le varie displine e la memoria della Shoah e delle deportazioni, studia e ripercorre le vicende di 48 atleti la cui vita venne stravolta da fascismo e nazismo. Si tratta di una mostra composta da 48 pannelli con altrettante foto e biografie degli atleti con i motivi razziali, politici e religiosi della deportazione. Campioni che appartengono a differenti nazionalità e discipline: dal calciatore empolese Carlo Castellani, deportato per motivi politici, al marciatore Shaul Ladany, sopravvissuto ai campi di concentramento. Dal raid di otto terroristi palestinesi di Settembre Nero durante l’Olimpiade di Monaco nel 1972 con il sequestro di nove atleti israeliani, a William Grover-Williams, pilota e agente segreto britannico.

  1. Oltre a Carlo Castellani chi c’è tra atleti italiani deportati nei campi tedeschi ?

Tra gli atleti italiani deportati non sopravvissuti oltre a Carlo Castellani ci sono i calciatori Icilio Zuliani, Vittorio Staccione, il ginnasta Paolo Salvi e il pugile Leone Efrati. Tra i calciatori sopravvisssuti alla deportazione vengono ricordati Claudio Paulinich, Ferdinando Valletti, Nivio Scalamera , Renato Cattaneo, Bruno Quaresima, Ottorino Paulinich, Mario “Rino” Pagotto, Edoardo Mandich e Alceo Lipizer  e il rugbysta Aldo Battagion .

Tra gli atleti di altre nazionalità deportati nei campi nazisti figurano la nazionale olandese di ginnastica artistica e atleti di altri paesi come ungheresi, polacchi, norvegesi, francesi, greci, cecoslovacchi delle diverse discipline

  1. Cosa rappresenta per lei la Giornata della Memoria ?

Mi piace sottolineare che questa nuova attenzione istituzionale alla memoria delle vittime del periodo più buio della nostra storia, inizia con il settennato di Carlo Azeglio Ciampi  (1999- 2006 ) e con la sua idea di promuovere il rispetto della memoria, dei ricordi di ferite ancora aperte, dei ricordi ormai lontani come la prima guerra mondiale, tutti convergenti sull’idea che la Nazione esiste e che la Repubblica democratica è il punto di arrivo della costruzione iniziata parzialmente con l’epopea risorgimentale attraverso la guerra di liberazione e il disastro dell’8 settembre del 1943.

  1. Quale è stato l’impulso forte dalla Presidenza Ciampi alle Celebrazioni della Memoria ?

Con Ciampi inizia una vera e propria campagna di promozione dell’identità nazionale che punta con decisione sugli elementi di condivisione che il mondo politico sino ad allora stentava ad intercettare. E non è un caso che 4 anni dopo la legge istitutiva della Giornata della Memoria viene istituita anche il “Giorno del Ricordo” (legge 30 marzo 2004 n. 92) per “conservare e rinnovare la memoria di un’altra grande tragedia. Quella degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.

Per questa ragione, il 27 gennaio, è diventato un giorno di importanza internazionale che ha come obiettivo quello di non dimenticare ciò che avvenne all’interno dei lager. Ed è la stessa legge istitutiva a chiedere che in occasione del “Giorno della Memoria” siano organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.

  1. Torniamo alle celebrazioni del 27 gennaio.

Mi piace ancora ricordare che in occasione del 5° anniversario della istituzione della Giornata della Memoria, a cinque anni dalla riscoperta dei valori patriottici del Complesso del Vittoriano, riaperto al pubblico nel 2000, è sempre il Ciampi Presidente, protagonista del rilancio dell’Altare della Patria come momento importante di collegamento tra repubblica e Risorgimento. Il 27 gennaio del 2005 Ciampi presenzia alla inaugurazione della sala dedicata alla resistenza dei militari internati – posta nell’ala destra del Vittoriano sopra una rampa di scale che conduce ad un primo piano – rendendo omaggio ai 650.000 militari italiani catturati dopo l’8 settembre 1943, deportati e internati nei lager fino alla fine della guerra. Militari che nonostante le minacce e le lusinghe non si piegarono rimanendo fedeli al giuramento e alla Patria. Tra quei deportati c’era mio padre Donato Tagliente. 60.000 do loro non tornarono.

  1. Ci parli di suo padre deportato

Il 9 settembre 1943 mio padre fu catturato dalle truppe tedesche e condotto in Germania. Dopo la proclamazione dell’Armistizio, l’8 settembre del 1943, i nostri soldati vennero posti davanti alla scelta, se continuare a combattere nelle file dell’esercito tedesco o, in caso contrario, essere deportati nei campi di lavoro in Germania. Mio padre Donato, militare reduce di 4 guerre, di fronte a quella difficile scelta, decise di non venire meno ai suoi doveri e al suo giuramento. Rifiutando l’arruolamento nelle file dell’esercito tedesco, venne fatto “prigioniero” e internato in un campo di concentramento, in condizioni di vita disumane e sottoposto a privazioni di ogni sorta. Per rimanere fedele all’onore di militare e di uomo, scelse eroicamente la deportazione e la conseguente, terribile e lunga, sofferenza della fame, di stenti e di inenarrabili sofferenze fisiche e soprattutto morali. Fece rientro in Italia il 6 settembre 1945 alla fine della guerra.

  1. E per questo che quest’anno ha voluto celebrare Ciampi con una puntata speciale di Monitor ?

Ho ritenuto di rendere omaggio al Presidente Emerito Ciampi perché è stato il primo promotore del patriottismo repubblicano e dell’unità nazionale. È stato il presidente che ci ha fatto riscoprire il valore dei principi, dei simboli, della memoria e dei ricordi e dei luoghi della Repubblica. E gli sono personalmente grato anche per aver reso omaggio ai nostri soldati a lungo purtroppo trascurati benché fosse noto a tutti che dopo la proclamazione dell’Armistizio, l’8 settembre del 1943, erano stati posti davanti alla quella terribile scelta. Solo il 10 per cento accettò l’arruolamento. Gli altri vennero considerati prigionieri di guerra. In seguito cambiarono status divenendo “internati militari” (per non riconoscere loro le garanzie delle Convenzioni di Ginevra), e infine, dall’autunno del 1944 alla fine della guerra, lavoratori civili, in modo da essere utilizzati come manodopera coatta senza godere delle tutele della Croce Rossa loro spettanti.

  1. Tra i promotori del patriottismo repubblicano e dell’unità nazionale vede solo Ciampi?

Assolutamente no. Carlo Azeglio Ciampi, poteva contare su un comunicatore formidabile come Paolo Peluffo, che fu decisivo nell’avviare quella memorabile campagna di rivitalizzazione dei simboli della Patria, risvegliando negli italiani un sentimento patriottico che pareva sopito e individuando nel Risorgimento e nella Resistenza le radici del nostro sentirci “nazione.

Durante la Presidenza Ciampi molti di noi erano in prima linea a garantire la sicurezza di tanti eventi ufficiali fino a giugno 2000 dalla Questura di Roma e fino al 2006 a livello nazionale dal Ministero dell’Interno.

In quella veste abbiamo vissuto, direttamente o indirettamente, anche l’attività della Presidenza della Repubblica instaurando con alcuni Funzionari del Colle rapporti di vicinanza personali e con alcuni anche di sincera amicizia. Oltre a Paolo Peluffo penso al Prefetto Alberto Ruffo, che è stato un grande Consigliere per gli Affari Interni, al Vice Prefetto Costantino Del Riccio, colonna dell’Ufficio Stampa e a tanti altri.

Con tutti loro abbiamo vissuto e condiviso quei momenti di alta passione civile, spontanei, fatti di gesti ed affetto al punto da considerare il Servizio verso la gente come un fattore di orgoglio e di grande privilegio. Erano gli anni in cui cogliemmo appieno l’importanza di essere servitori dello Stato e, per questo, interpreti dei valori condivisi, della domanda di sicurezza che sgorga dai cittadini, della speranza riposta in uno Stato forte ed equo.

  1. Che ruolo hanno avuto secondo lei gli altri Presidenti della Repubblica?

L’opera intrapresa in questo campo dal Presidente Ciampi è proseguita con il presidente emerito Giorgio Napolitano ed è stata al centro dell’attività del presidente Sergio Mattarella, guida autorevole del Paese a cui tutti abbiamo guardato con ammirazione e affetto.

Peraltro quest’anno le celebrazioni della Giornata della Memoria coincidono con la scadenza del settennato del Presidente Mattarella che, sono certo, sarà ricordato, come Ciampi, per la passione civile e il patriottismo repubblicano. Ricordo che il Presidente Mattarella da Ministro della Difesa (da dicembre 1999 fino alle elezioni del giugno del 2001) fu uno dei coprotagonisti della ricostruzione di un sistema coerente di ritualità civili della Repubblica a partire dal 2 giugno del 2000 con la riprogettazione della festa della Repubblica e la sfilata militare in via dei Fori Imperiali. Sfilata che si rifaceva per la prima volta dal 1987. L’evento venne annunciato ufficialmente proprio Mattarella dal Ministro della Difesa, in una intervista al Messaggero del 17 maggio 2000. Fu un grande successo.

 

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