Omicidio Juana Cecilia. L’assassino aveva patteggiato due settimane fa per atti persecutori alla ex compagna

AgenPress – Una comunità intera ancora scossa per l’orrore, l’ennesimo femminicidio, stretta in silenzio nel ricordo di Juana Cecilia Hazana Loayza, cittadina peruviana di 34 anni, è stata trovata cadavere  in un parco di Reggio Emilia. Non ci sono dubbi sulla natura violenta della morte. Evidenti le ferite da arma da taglio. Alcune, probabilmente quelle mortali, alla gola. L’arma utilizzata per commettere l’omicidio è stata trovata poco distante dal corpo.

L’assassino Mirko Genco, 24 anni è figlio di una vittima di femminicidio.  La madre di Mirko Genco, sottoposto a fermo ieri pomeriggio dopo aver ammesso il delitto, si chiamava Alessia Della Pia. La donna fu uccisa all’età di 39 anni nel dicembre 2015 e del delitto fu accusato l’ex convivente Mohammed Jella, trentenne tunisino.

Dopo aver commesso l’omicidio, il 24enne si sarebbe lavato le mani a una fontanella, rimanendo nelle vicinanze del parco prima di decidere di recarsi a lavoro. Raggiunto dai carabinieri, non ha opposto resistenza. Una svolta arrivata a poche ore dalla scoperta dell’omicidio, anche in conseguenza delle precedenti denunce della donna, che aveva accusato l’ex di atti persecutori.

Reati per i quali Genco aveva patteggiato non più tardi due settimane fa due anni con pena sospesa, iniziando un percorso di riabilitazione in un centro Ausl di Parma, secondo quanto previsto dal Codice rosso: aveva iniziato i colloqui con un psicologo, per allontanare l’ossessione che nutriva nei confronti della 34enne Juana, della quale la sera prima dell’omicidio aveva visto alcune foto su Instagram mentre si trovava in un locale del centro.

Quindi la decisione di raggiungerla. Un atroce femminicidio, commesso proprio a pochi giorni dalla Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne, celebrata il 25 novembre.

Sono diverse centinaia le persone che a Reggio Emilia questo pomeriggio hanno preso parte a un sit-in silenzioso voluto dalle organizzazioni ‘Non da sola’, che gestisce il Centro anti-violenza della città, ‘Donne in nero’ e ‘Non una di meno’, per ricordare la 34enne trovata sgozzata ieri in un parco pubblico della città emiliana e per chiedere giustizia.

Molti gli amici e i familiari della ragazza, che lascia un bimbo di un anno e mezzo, ma a partecipare sono stati tantissimi cittadini e cittadine. In prima fila il sindaco Luca Vecchi e altri rappresentanti delle istituzioni.

La donna era stata prima picchiata nell’androne di casa a Parma, poi immersa nella vasca da bagno dell’appartamento dove viveva e infine riportata esanime nell’androne. Fu lo stesso Jella, all’epoca, ad avvisare il 118 per poi fuggire subito dopo. Fu arrestato nel 2017 nel Paese d’origine, la Tunisia, dopo una latitanza di un anno e mezzo.

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