Lettera aperta di AssoGOT al Presidente Draghi e alla Ministra Cartabia

Illustre Presidente, Illustre Ministra

è notizia di queste ore che la Commissione europea ha avviato una procedura d’infrazione contro il nostro Paese in quanto “la legislazione nazionale applicabile ai magistrati onorari non è pienamente conforme  al diritto del lavoro dell’U.E.”.

A sorprendere, in verità, è solo il lungo tempo in cui la decisione è maturata, quasi a voler attendere la correzione in autotutela di una stortura delicatissima, che crea un vulnus non solo ai diritti dei lavoratori interessati, ma anche a una funzione sovrana dello Stato. Ed invece, ad oltre cinque anni dalla chiusura dell’EU pilot con esito negativo, e a un anno esatto  dalla sentenza “UX” della C.G.U.E., rimasta lettera morta, la Commissione ha dovuto constatare che nulla è stato fatto e che “la nuova normativa adottata dall’Italia nel 2017 non ha ancora fornito soluzioni al riguardo”.

L’ associazione AssoGOT, in rappresentanza dei Giudici Onorari di Tribunale, rivolge al nuovo Governo la propria doglianza per la scarsa attenzione verso la categoria e per il silenzio, percepito come irriguardoso, che ha accompagnato i lavori della Commissione, chiamata ad esprimere ipotesi di riforma che incideranno in modo dirimente sulla vita dei magistrati onorari e delle loro famiglie.

Si avvicina il 15 agosto 2021, eppure tutto è avvolto nel più fitto mistero: nel perdurare della pandemia, a dispetto della ripetuta affermazione che nessuno sarebbe stato lasciato indietro, cinquemila lavoratori fanno i conti con la più totale incertezza circa il loro futuro.

I magistrati onorari sono stati non solo lasciati indietro, ma  altresì rimossi dall’ agenda della politica, che li ha inspiegabilmente esclusi dai progetti finanziati con il Recovery Fund, tagliandoli fuori da tutti i piani straordinari di assunzione che fioriscono rigogliosi nel comparto Giustizia e in altri ministeri.

Persino per gli uffici del Giudice di Pace, sotto organico dell’ 80%, non si è pensato all’ applicazione, in via preferenziale, dei duemila GOT in servizio precario da anni, ma si intende dare precedenza ai GOP di futura nomina, disponendo che le posizioni vacanti siano “congelate” fino all’immissione in servizio di questi ultimi. Con incomprensibile paradosso, l’ esperienza maturata nel tempo e l’ immediata operatività diventano motivi di esclusione, anziché titoli preferenziali. Scelta illogica e disfunzionale che, proprio nel momento in cui si auspica un’ energica “ripresa” del Paese, determinerà un inevitabile rallentamento della giustizia di prossimità, con buona pace di avvocati, cittadini e imprese, posto che prima di poter assumere funzioni giurisdizionali, i nuovi GOP dovranno espletare almeno due anni di servizio presso l’ Ufficio per il processo.

Spiace, poi, constatare, che al di là di vuoti elogi e di riconoscimenti di facciata, generosamente dispensati da tutti i Governi, nei confronti dei magistrati onorari non vi sia alcun sostanziale riguardo.

Nessuno ha pensato che per prospettare soluzioni eque e soddisfacenti fosse opportuno porsi all’ ascolto delle parti sociali, favorendo un maggiore coinvolgimento delle categorie interessate, offrendo informazioni sui temi in discussione e dando chiare indicazioni sulle scadenze che, dopo il deposito dell’attesa relazione, porteranno all’attuazione della nuova normativa.

Troviamo incomprensibile che nessun esponente delle istituzioni si sia sentito in dovere di fornire rassicurazioni o spiegazioni a persone che in assenza di sostegni reddituali, previdenziali e assistenziali di qualsiasi tipo, hanno famiglie da mantenere, mutui e affitti da pagare, impegni personali o di cura da assolvere.

A poche settimane dal fatidico ferragosto, i diretti interessati non sanno quale sarà il loro prossimo destino, se andrà a regime il (deleterio) decreto Orlando o se una nuova riforma -di cui nulla è stato anticipato- vedrà la luce.

Recentemente, con vivo sgomento, i magistrati onorari hanno appreso che viene addirittura evocata, quale terza ipotesi, una proroga del regime attuale. Prospettiva a dir poco nefasta, che tradirebbe l’ampia fiducia riposta nel Governo, e che determinerebbe una decisa mobilitazione della categoria (peraltro già annunciata) con possibili ripercussioni sull’efficienza della Giustizia e quindi, di riflesso, sulla valutazione del PNRR che la Commissione europea dovrà esprimere.

Il malessere dei magistrati onorari ha raggiunto livelli parossistici perchè le condizioni in cui  operano non sono più sostenibili e ulteriori rinvii, anche brevi, sarebbero percepiti come un ennesimo, immeritato oltraggio.

Per come rappresentammo con il manifesto fondativo “non possiamo più tacere” (2019) l’ attuale regime di cottimo puro, iniquo per tutti i magistrati onorari, raggiunge per i GOT soglie di autentico sfruttamento lavorativo, al punto che autorevoli giuristi, accademici e parlamentari hanno parlato di un vero e proprio “caporalato di Stato”. I GOT, infatti, svolgono le attività più gravose ed impegnative in modo forzosamente gratuito, in violazione di qualsiasi regola giuridica e morale.

Crediamo che non esistano altre categorie di lavoratori pubblici altrettanto umiliate e ignorate.

Nella cornice di una così grave, reiterata e conclamata violazione del diritto, ormai certificata anche dalla procedura d’infrazione, la consegna del silenzio che ha accompagnato i lavori della Commissione Castelli  ha rappresentato ai nostri occhi un ulteriore insulto.

Temiamo che anche questa esperienza, come le precedenti, si concluda con un nulla di fatto, trasformandosi nell’ ennesima palude che inghiotte la speranza di una vita dignitosa per servitori dello Stato che ogni giorno, negli anni professionalmente più importanti e preziosi, si sono prodigati per la Giustizia, precludendosi altre strade, illusi da chi, con proroghe continue e da ultimo con conferme quadriennali, chiedeva loro di restare e di non abbandonare la nave in tempesta.

Uomini -e soprattutto donne- ora non più giovani, che hanno dato tanto senza ricevere nulla, e che anche stavolta avvertono la mancanza di una decisa volontà di risolvere l’annosa questione nel rispetto delle persone, dell’ alta funzione svolta e dei principi costituzionali di cui tutti si proclamano sostenitori.

Ci riferiamo anzitutto alla sacralità del lavoro, valore  fondante che la Repubblica deve  tutelare “in tutte le sue forme”, attraverso la difesa delle ineludibili garanzie che vanno assicurate ad ogni prestatore, pubblico e privato.

Ferma la stima per i colleghi designati e il rispetto per il difficile compito che stanno portando avanti, in un organismo che li vede quale componente del tutto minoritaria, ci chiediamo in quale altra Commissione il datore di lavoro avrebbe designato in via esclusiva e senza indicare i criteri della scelta i rappresentanti dei lavoratori.

E in quale altra Commissione le esigenze di riservatezza sarebbero state anteposte, senza alcun temperamento, al legittimo interesse della categoria coinvolta ad essere informata e a poter esercitare il diritto di critica,  e di opinione.

Infine ci chiediamo se dopo decenni di dibattiti, confronti, comitati ristretti, tavoli tecnici, fosse davvero necessario istituire l’ennesimo consesso di studiosi chiamati ad elaborare rapidamente, in un ambito non per tutti familiare, proposte astratte, che dovranno essere poi trasposte nel concreto, vagliate e rielaborate dalla politica, laddove una categoria di lavoratori attende, stremata, il sospirato riconoscimento delle tutele più elementari, in un contesto di emergenza assoluta e drammatica.

Quel che davvero ferisce, è che tutto ciò accade mentre, con procedure improntate alla massima celerità, si assumono decine di migliaia di nuovi impiegati pubblici, ai quali, giustamente, verrà assicurato il normale corredo di garanzie e protezioni pervicacemente negate ad una platea di professionisti che opera nella più totale precarietà da oltre vent’ anni.

Illustre Presidente Draghi, Illustre Ministra Cartabia, la categoria che rappresentiamo non può attendere ancora, occorre far presto e far bene, occorre ripristinare con urgenza e in modo definitivo, IN PRIMIS negli Uffici giudiziari,  la giustizia e la legalità.

Ci appelliamo all’ indiscussa onestà morale che connota le Vostre persone e chiediamo:  in una Repubblica fondata sul lavoro e sull’ uguaglianza di tutti i cittadini, è ammissibile che una condizione lavorativa come quella dei magistrati onorari, indegna per lo Stato che la attua e ne trae sistematico profitto, possa essere tollerata, anche solo per un altro giorno?

Il Direttivo AssoGOT

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