Migranti. Bassetti (Cei), rispettare il diritto di ogni uomo di trovare un luogo dove realizzarsi

AgenPress – “Tra le opere di giustizia sulle quali verremo giudicati vi è anche quella dell’accoglienza nei confronti degli stranieri. Lo si legge nella grande scena del capitolo venticinquesimo del Vangelo di Matteo, quella in cui il Figlio dell’uomo, il re, dirà a coloro che si trovano alla sua sinistra: “Ero straniero e non mi avete accolto”. Certo, quanto sta accadendo oggi in Italia, nel Mediterraneo, in Europa, è molto diverso dalla situazione a cui si riferiva Gesù, ma vale sempre la stessa regola, quella della giustizia e dell’amore, di cui ha detto il Signore”.

Lo ha detto il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, nella messa a conclusione della campagna di accoglienza della Conferenza episcopale italiana.

“Certo  leggiamo ancora nell’Enciclica Fratelli tutti, l’ideale sarebbe evitare le migrazioni non necessarie e a tale scopo la strada è creare nei Paesi di origine la possibilità concreta di vivere e di crescere con dignità, così che si possano trovare lì le condizioni per il proprio sviluppo integrale. Ma, finché non ci sono seri progressi in questa direzione – ha sottolineato -, è nostro dovere rispettare il diritto di ogni essere umano di trovare un luogo dove poter non solo soddisfare i suoi bisogni primari e quelli della sua famiglia, ma anche realizzarsi pienamente come persona’. Quanto sono vere queste parole!”.

“Ecco perché – ha continuato – oggi siamo qui a riflettere su “Liberi di partire, liberi di restare”, un’occasione preziosa non solo per la nostra Chiesa, ma per tutta la società, che ha profondamente bisogno di agire concretamente e con giustizia, e di avere informazioni corrette, riconoscendo non solo la complessità dei problemi riguardanti le migrazioni, ma anche ricordando a tutti che ‘i migranti sono un valore e un tesoro per le città e i paesi’.

“Perché questo venga riconosciuto – ha anche osservato -, certamente, è necessario ‘fare ogni sforzo per integrare’. E siccome ‘la complessità di tale processo implica formazione, dialogo, approcci sussidiari, partecipazione di tutti, inclusione, lungimiranza, programmazione che tenga conto delle esigenze e delle specificità dei territori e delle comunità di accoglienza’, noi vogliamo essere presenti in questo processo, e ci siamo già, con le nostre comunità ecclesiali, in prima linea”.

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