Terrorismo. Battisti vorrebbe “mettersi nei panni delle vittime”. E sul “legittimo dolore la politica manipola”

AgenPress – “Non pretendo di mettermi nei panni delle vittime, mi sembrerebbe un insulto alla decenza: ma potrei tentare di assumere una parte del loro dolore se me lo permettessero. La questione delle vittime è la più importante, più spinosa perché ormai non è più solo il legittimo dolore, ci si mette anche la politica che manipola”.

Sono le parole di Cesare Battisti, ex terrorista dei Pac (Proletari Armati per il comunismo), condannato all’ergastolo per 4 omicidi commessi prima del 1979 (due personalmente, altri due per concorso morale e materiale), detenuto nel carcere di Ferrara.

Battisti si rivolge ai familiari nel corso di un intervista  pubblicata dalla ‘”Nuova Ferrara” e dagli altri quotidiani del gruppo Sae, convinto che bisogna  “voltare una pagina personale e della storia italiana. Ecco cosa vorrei che succedesse infine”.

Nel carcere di Ferrara, da un anno, Battisti vive in questo regime As2, di semisolamento, coltiva l’orto da solo (il progetto Galeottorto), segue un corso di scrittura creativa. E scrive libri, due in pubblicazione nei prossimi mesi tra Italia e Francia.

“La mia battaglia attuale  è quella di sottrarmi al regime carcerario As2, che come sentenziato non mi appartiene, ma perdura” impedendogli un percorso di socializzazione e rieducazione, perché ribadisce ai magistrati la sua volontà “di scontare la pena positivamente e costruttivamente”.

Battisti racconta il suo passato, l’arresto e ritorno in Italia, l’interrogatorio davanti il pm Nobili di Milano, al quale non aveva confessato i 4 omicidi per cui è stato condannato all’ergastolo: per i due omicidi Torregiani e Sababin (in concorso morale e materiale) dice che “lui non può essere il mandante di nessuno”.

 

 

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