Uccide il figlio. Paitoni non risponde al Gip. Erano note le denunce per maltrattamenti presentate dalla moglie

AgenPress –  Si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di Garanzia Davide Paitoni, il 40 enne arrestato per aver ucciso a coltellate il figlio di 7 anni e aver tentato di uccidere la moglie, nel tardo pomeriggio del primo gennaio, tra Morazzone e Gazzada Schianno (Varese). “Non era in condizioni di sostenere l’interrogatorio”, ha detto il suo avvocato Stefano Bruno.

Le accuse contestate sono omicidio con le aggravanti di premeditazione e crudeltà, e tentato omicidio. “Ci aspettiamo la conferma della custodia cautelare in carcere nella sua massima espressione – ha detto l’avvocato dell’uomo, Stefano Bruno – gli ho consigliato di non rispondere perché non era in grado, essendo troppo provato”. Poi, ha aggiunto, “non ho ancora avuto modo di entrare nel merito dell’accaduto con il mio assistito, al momento mi sto occupando del lato umano”.

La Procura di Varese gli contestò la pericolosità sociale quando chiese che fosse messo ai domiciliari lo scorso 26 novembre quando venne arrestato con l’accusa di tentato omicidio nei confronti di un collega di lavoro. Inoltre erano note al Gip le denunce per maltrattamenti presentate dalla moglie e dal padre di lei. E’ la stessa Procura di Varese a sottolinearlo in un comunicato “per una corretta informazione” dopo le polemiche scoppiate dopo che il quarantenne, che aveva il permesso di vedere il figlio Daniele, ha ucciso il bambino di sette anni e tentato di ammazzare la madre.

“Di fronte a questa tragedia, a questo gesto sconvolgente, impensabile e ingiustificato – sottolinea la Procura – non possiamo che esprimere la nostra vicinanza alla mamma del piccolo Daniele e impegnarci ancora di più contro la violenza sulle donne”.

Inoltre, “in Procura pende altro procedimento penale” nei suoi confronti “per i reati di lesioni e minacce, in relazione a denunce presentate nei suoi confronti dalla moglie e dal suocero a proposito di condotte aggressive in loro danno”.

Le denunce, spiega la Procura di Varese, risalgono ai mesi di marzo e aprile scorso e “si inquadrano nel contesto del conflitto familiare scaturito dalla decisione della moglie di separarsi”.

‘ufficio precisa non siano “pervenute segnalazioni di ulteriori ed analoghi episodi con riguardo a nessuno dei familiari dell’indagato” e che “non risulta, per la parte di competenza di questa Procura, l’instaurazione di un giudizio civile per la separazione tra i coniugi” e “non sono pendenti, presso questa Procura, neppure procedimenti per maltrattamenti in famiglia o atti persecutori”.

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