Estradizioni in Cina. Honk Kong ritira la legge. Xi Jinping vuole sostituire Carrie Lam

Agenpress –  Il governo di Hong Kong ha in via formale ritirato oggi la contestata e controversa proposta di legge sulle estradizioni in Cina, causa delle proteste partite a giugno e trasformatesi poi in manifestazioni anti-governative e pro-democrazia per la richiesta di riforme, tra cui il suffragio universale, ma di natura sempre più violenta. Anticipato lo scorso mese, il ritiro, a 6 mesi dalla prima lettura da parte del parlamento e a 8 mesi dall’annuncio del progetto, è avvenuto a pochi giorni dalla ripresa dei lavori dell’assemblea.

Secondo il Financial Time, la Cina intende sostituire a marzo 2020 la governatrice Carrie Lam con una nomina ad interim.

Se il presidente Xi Jinping dovesse optare per la rimozione, il sostituto della Lam dovrebbe essere moninato entro marzo: tra i candidati, Norman Chan, ex capo della Hong Kong Monetary Authority, ed Henry Tang, che ha servito come segretario alle Finanze e segretario capo per l’amministrazione.

La Lam, divenuta ormai un bersaglio delle manifestazioni, ha ricevuto il sostegno di Pechino che ha supportato anche l’azione della polizia, definendo i dimostranti “rivoltosi”. Il piano, secondo fonti anonime sentite dal quotidiano della City, dipenderebbe dalla situazione nella città e dal ritorno alla calma, in modo da evitare che il cambio possa apparire come una resa alle violenze. La Lam, che ha rifiutato concessioni di fronte alle proteste (tra la piattaforma delle 5 richieste ci sono le sue dimissioni e il suffragio universale), ha fatto ricorso alla legislazione d’emergenza usando la legge coloniale del 1922 per vietare le maschere nelle manifestazioni, alimentando un’altra ondata di devastazioni.

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