AgenPress. Se c’è un progetto su cui l’Europa è pronta a dare fino all’ultimo centesimo è la rete in fibra italiana. Sono tutti d’accordo. La Commissione e la sua Presidente von der Leyen, la Cancelliera Merkel nei suoi colloqui con Conte, nessun capo di Stato e di governo neppure i perfidi austro-olandesi hanno nulla da ridire.
C’è un solo punto che tutti chiedono. Che la rete sia pubblica e indipendente come è giusto che sia. L’Europa non sa come farci capire che il problema competitivo italiano è il suo Mezzogiorno svuotato, aggiungiamo noi, di ogni tipo di investimento in infrastrutture di sviluppo dalle mani rapaci “austro-olandesi” di casa nostra che sono quelle della Sinistra Padronale tosco-emiliana e della Destra lombardo-veneta a trazione leghista, padroni della Conferenza Stato-Regioni e, per suo tramite, della cassa pubblica italiana. Parliamoci chiaro: se si ha ancora un’idea di Paese, unire le due Italie con la rete digitale, come con quella dei treni veloci, di porti e retroporti, è la priorità assoluta. Incredibilmente i Cinque Stelle lo hanno capito e fanno della scelta dell’assetto pubblico e della indipendenza della rete una bandiera del progetto Italia chiamato Mezzogiorno.
Una parte importante del Pd ne è assolutamente convinta. Tutti gli operatori italiani plaudono, Enel compresa. La Tim di nome e storia italiana, ma di controllo francese con la Vivendi del pirata Bolloré al 25% e la Cdp al 10%, si è messa a inseguire il fondo americano Kkr impegnandosi a coprirlo d’oro, e non vuole essere della partita se non a patto che sia assicurato il comando francese della rete del futuro di casa nostra.
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