AgenPress. Una cosa di cui non molti sono a conoscenza è del fatto che la pandemia di Coronavirus sta colpendo duramente anche il settore della pubblicità in generale. La gente, si sa, attualmente deve sottostare a regole molto ferree: mantenere il distanziamento sociale, evitare assembramenti, portare la mascherina etc. Regole che spesso e volentieri, però, cozzano con quello che invece si promuove nelle pubblicità, dove lo stare in compagnia e fare cose in libertà sono temi ricorrenti.
Qualcuno ha cercato di riadattare le proprie campagne pubblicitarie ai decreti governativi di sicurezza, facendo anche la propria parte per cercare di arrivare a più gente possibile nel sensibilizzare ad adottare comportamenti sicuri. Qualcun altro, però, proprio non ce l’ha fatta o ha provato, ma ha superato il proprio budget: la conseguenza è stata quindi quella che ci sono diverse pubblicità ritirate per Coronavirus o, comunque, sospese per essere rimandate a tempi migliori.
Il mondo del marketing ai tempi del Covid: i numeri
Secondo una stima l’audience quotidiana della tv è salita del 17% circa e a riscuotere particolare successo sono soprattutto quei canali che propongono programmi di informazione locale, notizie e report d’inchiesta. Il motivo è ovvio: tutti vogliono tenere sotto costante controllo gli aggiornamenti sulla situazione pandemica, in particolare nella propria zona di residenza.
Ottimi risultati ci sono nel settore radiofonico e ovviamente sul web. Qui soprattutto c’è stato un vero proprio boom di visite e di conseguenti investimenti. Si parla, infatti, addirittura di un incremento di traffico nelle testate giornalistiche del 60-80%. Risultati a cui ci si era avvicinati solamente durante le ultime elezioni politiche nazionali. In quest’ultimo caso si era, però, trattato di un picco di qualche giorno; mentre con l’epidemia si parla di un boom che sta durando dalla fine di febbraio, momento in cui è esplosa l’emergenza.
Gli effetti collaterali di un Italia ferma sul web e sulla tv
Se la gente è ancorata online e di fronte alla televisione, tuttavia, c’è come naturale effetto collaterale la crisi economica per alcuni settori soprattutto, fra cui quello della pubblicità. Questo è fonte di reddito per le aziende editoriali che, di conseguenza, stanno affrontando con questo Coronavirus un momento di difficoltà.
Da un lato esse devono rispondere alla necessità di fornire informazioni corrette, personale preparato e aggiornato, dall’altra però devono poter finanziare tutto questo e l’hanno sempre fatto anche con i ricavi provenienti dalla pubblicità. La conseguenza, quindi, è che la filiera è in affanno.
Ad aggravare la situazione è anche la sospensione di molti eventi e di quelle attività culturali che davano il loro contributo all’editoria, per promuoversi, come il cinema, i teatri, i musei. Situazione simile c’è nell’ambito sportivo: se ad alto livello gli sponsor hanno, diciamo, ancora un senso (visto che si gioca seppur a porte chiuse) e comunque i soldi non mancano; non appena si scende di un gradino tutto è fermo perché, di fatto, non si gioca e non c’è nessuna visibilità. Anche il mondo dei viaggi, alberghiero e della ristorazione hanno detto stop al finanziamento di campagne pubblicitarie, così come il settore delle auto e della moda, che non attraggono affatto in un momento d’emergenza come l’attuale.
Politiche a sostegno delle aziende, comprese quelle del settore marketing, si sa, ci sono. Bisogna tuttavia vedere se saranno sufficienti a tenere in piedi il palco, almeno sino a quando la situazione non migliorerà. Dopo un 2020 pesante sotto quasi tutti i punti di vista, nel 2021 la situazione, si spera, non dovrebbe che tornare a diventare più leggera.