AgenPress – “A febbraio il compito per il Governo di affrontare la prima ondata di contagi era immane ma gli otto mesi successivi pesano molto, perché in termini di sicurezza sanitaria non è stato fatto quel che a febbraio non si poteva improvvisare ma che poi era assolutamente necessario realizzare“.
Lo scrive il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, in una lettera ai presidenti delle associazioni del sistema di via dell’Astronomia. “Se registriamo più di 3 volte il numero di vittime della Germania, che ha 23 milioni di residenti più di noi, molto non è stato fatto e molto c’è da cambiare”.
“L’ipotesi di una ripresa a V si allontana mentre lo scenario consueto di una crescita più lenta per l’Italia rispetto all’Eurozona diviene probabile“.
Ed invita le forze politiche a trovare coesione per l’elaborazione di un Recovery plan che non sia esclusivamente figlio delle tensioni tra partiti, per il bene dell’Italia e per una sua ripresa economica più rapida.
“Avanza il tema delle nazionalizzazioni. Non vogliamo statalizzazioni senza piano industriale dopo Alitalia e Ilva. E vedremo come andrà su Aspi e Mps. Per ciascuna di queste avremmo preferito e continuiamo a preferire soluzioni di mercato”, scrive ancora. “Dietro tutte le iniziative di Governo non si avverte una strategia di sviluppo, ma solo una confusa ma significativa sfiducia verso il mercato e l’impresa, non consona alla seconda potenza manifatturiera europea”.
La ripresa dei livelli 2019, “molto legata” ai vaccini, “rischia di essere rimandata al 2023”. Un nuovo lockdown “ci avrebbe condotti al collasso” ma, con le nuove misure, “le ancora inadeguate compensazioni allargano le asimmetrie” tra settori, tra Nord e Sud, “colpiscono con più intensità” giovani e donne, “ed estendono sul 2021 una minor intensità di ripresa”.