AgenPress. “Il discorso di Mario Draghi in parlamento non ha espresso la filosofia di un governo piattamente tecnico alla Mario Monti, ma qualcosa di molto più significativo. Draghi, partendo da un riferimento allo “spirito repubblicano”, ha dato al suo discorso un’anima, un’anima riformista, europeista, atlantica, rigore e non lassismo nell’affrontare la pandemia, approccio innovativo per cambiare il fisco e la giustizia, una linea di crescita e di innovazione per tutto ciò che riguarda la scrittura e l’attuazione del Recovery Plan, nel quadro dell’esigenza di profondi cambiamenti strutturali che vanno dall’ambiente all’innovazione tecnologica.
Quello di Draghi è un discorso che ha riflesso la complessità della sua esperienza precedente, non un tecnocrate che rifiuta e disprezza la politica, ma una personalità che proprio attraverso la sua esperienza in Banca d’Italia e alla Bce ha conosciuto in modo profondo la politica in tutti i suoi aspetti e che ha piena consapevolezza del fatto che l’Italia sta vivendo uno dei momenti più drammatici della sua esistenza.
Dopo il fallimento della fase finale del precedente governo, è stato indispensabile un salto di qualità capace di coinvolgere tutte le principali forze politiche tranne quella che si è autoesclusa. È evidente che tutto il percorso del governo riguarda le tre grandi questioni che stanno davanti a noi, la pandemia, la recessione, l’elaborazione e la messa in opera del Recovery Plan. Questi tre nodi vanno sciolti evidentemente facendo i conti con la dialettica politica in corso, che è assai singolare.
Allo stato attuale il Movimento 5 stelle è tutto introiettato in sé stesso, in una dialettica che presenta indubbiamente aspetti drammatici. Paradossalmente questo è il terzo governo a cui il Movimento partecipa essendo nato come protesta nel rifiuto di ogni alleanza e, al fondo, di ogni partecipazione al governo. La contraddizione è lacerante e provoca inevitabili divisioni. Ben diversi sono i problemi posti dalla Lega. Draghi ha già risposto in modo netto a Salvini sui nodi fondamentali: il governo è atlantico, europeista e ritiene che l’euro è irreversibile. Siccome Salvini anche su questo continua a giocare, malgrado abbia deciso di partecipare al governo, allora Draghi gli ha risposto in modo assai netto. Al di là di queste posizioni di principio, però, la pericolosità di Salvini riguarda anche altri temi.
Il leader della Lega è portatore di una linea molto pericolosa proprio sul terreno della sanità e della lotta alla pandemia. Prima a febbraio, poi dopo il lockdown conclusosi a maggio, Salvini, in bella compagnia (Zangrillo, Santanchè, Briatore e altri), ha sostenuto una linea aperturista-darwinista alla Trump che, d’intesa con molte Regioni non solo di centro-destra (pensiamo all’Emilia-Romagna guidata da Bonaccini), ha già provocato danni rilevanti (vedi il sisma che ha caratterizzato tutto il periodo estivo). Questa linea può provocare ulteriori danni adesso che corriamo il rischio di andare incontro ad una terza ondata, magari indotta dalle cosiddette varianti. Ora, il fatto che nel governo c’è una forza politica irresponsabile nella gestione della pandemia è molto pericoloso.
Allo stato Salvini è stato messo in condizione di non nuocere sul terreno dei massimi sistemi, cioè l’euro e l’Europa, dalla stessa base sociale della Lega al Nord costituita da piccole e medie imprese che lavorano con la Germania. Invece sul terreno del rigore richiesto dalla pandemia egli può fare notevoli danni anche perché indubbiamente ci stanno due parti del paese che sopportano sempre meno vincoli e rigore, da un lato coloro che praticano attività economica, dall’altro i giovani. Da questo punto di vista sarà fondamentale il ruolo di Maria Stella Gelmini, titolare dell’importantissimo dicastero per gli Affari regionali.
Di Maria Stella Gelmini sono noti il senso di equilibrio e l’esperienza di governo: ella ha sempre impersonato l’anima moderata e liberale di Forza Italia certamente collocata nel centro-destra, ma diversamente da altri non subalterna nei confronti di Salvini. Problemi di non piccolo conto si aprono però anche nella sinistra. È sempre più evidente che Zingaretti e Bettini non vogliono fare del Pd l’espressione di un moderno riformismo di sinistra, ma che, come testimonia l’incredibile “fronte popolare” realizzato con M5s, LeU + Conte, intendono dar vita ad uno schieramento populista e giustizialista che faccia da pendant alla Lega nella contrapposizione fra due piattaforme entrambe arretrate e grossolane. Allo stato non sappiamo quali saranno le conseguenze di questi due arroccamenti contrapposti e se, per reazione e per l’esistenza di un rilevante spazio politico rimasto vuoto, non finisca con l’aggregarsi una terza forza garantista e riformista.
Allo stato, a nostro avviso, la situazione è del tutto paradossale: il governo è migliore delle forze politiche che lo sostengono. Ci auguriamo che a loro volta i singoli ministri siano capaci di esprimere il meglio e non il peggio dei partiti che rappresentano. Da tutto ciò traiamo una conseguenza oggettiva. Durante il suo discorso Mario Draghi ha fatto un riferimento a Papa Francesco, poi salendo un altro gradino si è riferito direttamente al Signore, cioè al Padre Eterno, ce n’è proprio bisogno: che Dio ci aiuti.”
Così Fabrizio Cicchitto, Presidente Riformismo e Libertà, al quotidiano Il Riformista.