AgenPress. «Una norma che preveda l’obbligo di vaccinarsi per il personale sanitario che opera a contatto con pazienti? Allo stato dell’arte nulla quaestio, ma aspettiamo di leggerne i contenuti. Certo è che la sicurezza del paziente è sempre al primo posto e che sono proprio gli infermieri italiani quelli che, tra i professionisti sanitari, hanno dimostrato con i fatti la loro volontà e determinata propensione a vaccinarsi. Nei casi diversi tuttavia, e questo è motivo di una nostra ferma riserva, sarà necessario garantire che le aziende sanitarie utilizzino prioritariamente tutti gli strumenti organizzativi che consentano un impiego alternativo e senza discriminazioni delle risorse umane interessate, anche con riferimento ai soggetti le cui condizioni di rischio oggettivo-soggettivo dovessero impedire la regolare somministrazione dei prodotti in uso».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, commenta il possibile disegno di legge del Governo Draghi, di cui si parla tanto in questi giorni, sull’obbligatorietà di vaccinarsi da parte degli operatori sanitari.
«I dati indicati dalla Presidente FNOPI, continua De Palma, ci confortano e sostengono la nostra tesi: la legge che obbligherà gli operatori sanitari a vaccinarsi non deve essere considerata certo un tabù, soprattutto a questo punto dell’emergenza e con la quasi totalità degli infermieri pubblici già vaccinati, ma diciamo basta con la “caccia alle streghe”, con le sviste colossali, come il caso di Fiano Romano, dove non eravamo certo di fronte a 26 infermieri no vax, dove quindi nessun infermiere non vaccinato ha fatto esplodere il focolaio, come si è sentito ripetere impropriamente e più volte , ma si trattava di un solo operatore socio sanitario, uno solo, che aveva ahimè infettato 26 pazienti.
In occasione di una intervista rilasciata pubblicamente, la Presidente della FNOPI, Barbara Mangiacavalli, ha dichiarato che “la grandissima maggioranza sia dei medici ospedalieri sia degli infermieri si è immunizzata. Un centinaio, non oltre 150, sono oggi gli infermieri dipendenti in tutta Italia che hanno deciso di non vaccinarsi. «Questo dato ci conforta, aggiunge De Palma, e conferma che i numeri sono bassissimi, perchè gli infermieri lo sanno, hanno coscienza, hanno a cuore pazienti e colleghi. Gli infermieri del SSN sono già vaccinati e hanno aderito in massa, non c’è stato bisogno di nessuna forma coercitiva per sottoporli al vaccino. La percentuale di operatori non vaccinati aumenta se prendiamo in considerazione i medici, e gli altri operatori sanitari delle Rsa: ma anche in quest’ultimo caso si tratta, per la maggior parte, di Oss.
Una legge può essere pertanto messa in campo, ma non si può violare in alcun modo la libertà personale.
Sarà importante garantire che le aziende sanitarie utilizzino prioritariamente tutti gli strumenti organizzativi che consentano un impiego alternativo e senza discriminazioni delle risorse umane interessate, anche con riferimento ai soggetti le cui condizioni di rischio oggettivo/soggettivo dovessero impedire la regolare somministrazione dei prodotti in uso. Vanno quindi sempre tutelati gli operatori sanitari che non si vaccinano per chiare ragioni di salute.
Lo ripetiamo da tempo: molti tra quelli non si sono vaccinati immediatamente rientrano tra coloro che si sono ammalati di Covid nelle corsie svolgendo il proprio mandato: per questi la Circolare Ministeriale arrivata non prima di marzo, prevede che la vaccinazione debba essere effettuata in un specifico “periodo finestra”, che va dai 3 ai 6 mesi dalla fine del contagio (con una sola dose). Fino al mese di marzo questi operatori sanitari non avrebbero certo potuto fare di testa propria. In carenza di protocolli ufficiali non potevano che attendere le indicazioni della comunità scientifica, indicazioni che sono giunte da poco. Ecco perchè siamo certi che ora anche gli ultimi, quelli che hanno finalmente avuto indicazioni su come vaccinarsi, correranno a farlo.
I dati Agenas parlano di 35 mila operatori non vaccinati? Il motivo potrebbe essere legato al fatto che Agenas pare prenda in considerazione anche i liberi professionisti, i pensionati. Ma va ricordato che per queste categorie non è stata introdotta alcuna priorità vaccinale, come accaduto per altre, quindi molti di loro non risultano vaccinati perchè sono in attesa di ricevere la prima dose, e pertanto non può certo dirsi che hanno deciso di non vaccinarsi», conclude De Palma.